Progetto Italia Federale

a cura di Francesco Paolo Forti
Lavoro nero in Italia
(alcuni indizi)
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 Ultimo aggiornamento:  Novembre 2003
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L'Italia è una nazione con una altissima percentuale di lavoro sommerso rispetto i paesi OECD (tra il 27 ed il 30% a seconda delle stime) ma al suo interno ci sono profonde differenze. In attesa di una analisi sub-nazionale condotta con la metodologia del Professor Dr. Friedrich Schneider, ho raccolto in questa pagina vari dati che possono essere da indizio per una analisi a livello regionale e, quando possibile, provinciale. I dati sono tutti di provenienza ISTAT o dall'istituto Tagliacarne, salvo quando diversamente dicharato.

Primo indizio: la differenza tra reddito e consumo.
Pur considerando che in regime di "lavoro nero" prospero e crescente le statistiche ufficliali sui redditi e sui consumi soffrono di una evidente imprecisione, analizzando i dati italiani emerge che in molte provincie i consumi superano ogni anno i redditi e questo implica o un consumo di capitali accumulati (risparmio) oppure altre cose, come per esempio redditi nascosti.
Figura 1)                                                    Figura 2)

La figura 1) mostra, in rosso, le provincie in cui i consumi superano i redditi (procapite) ed in verde il caso inverso. Questo può essere un indicatore di evasione e/o di trasferimenti economici (rimesse di emigrati). La Figura 2) mostra gli stessi dati tramite una scala continua; le zone più scure sono quelle in cui i consumi superano i redditi, le zone chiare quelle in cui i redditi superano i consumi e quindi c'è risparmio.


Secondo indizio: il rapporto tra imposizione diretta ed indiretta.

La differenza tra la pressione fiscale Indiretta (IVA, Bollo, Benzina) e Diretta (IRPEF, IRPEG) disegna una mappa che mostra l'insieme congiunto di questi fenomeni.
La logica è simile a quella delle figure 1) e 2) dato che le imposte indirette sono collegate più che altro ai consumi e le dirette ai redditi.

  • bassa imposizione diretta = crescita economica ridotta, lavoro nero, evasione, consumi superiori o uguali ai redditi, trattamenti fiscali locali particolari (zone scure)
  • bassa imposizione indiretta = forte risparmio, redditi dichiarati superiori ai consumi, redditi elevati (zone chiare)
Percentuale di evasione sui redditi per regione
(dati da Repubblica Affari&Finanza 2 giugno 1997)
Le zone di minore evasione (chiare) corrispondono a quelle in cui vi è la pressione fiscale totale maggiore e le zone di maggiore evasione (scure) corrispondono a quelle di maggiore imposizione indiretta. 

Fig.3  Fig. 4



Terzo indizio: il volume di lavoratori irregolari.
A fronte di una media nazionale del 15% si riscontrano, in base ai dati rilevati dall'ISTAT notevoli variazioni regionali.
In quattro  regioni del Nord la percentale oscilla tra il 10 ed il 13% mentre in sei regioni del Sud supera il 20%, sfiorando in Calabria il 30%.

Tabella 1)                                    Figura 5)

Unità di lavoro irregolari (a) sul totale delle unità di lavoro (%)










Regioni,

Anni

Istat

ripartizioni geografiche

1995

1996

1997

1998

1999

2000









1

Piemonte

10.3

10.8

10.6

10.2

10.5

11.2

2

Valle D'Aosta

16.0

15.3

15.7

17.5

16.7

15.9

3

Lombardia

11.4

11.2

11.1

10.9

10.6

10.5

4

Trentino - Alto Adige

12.8

13.8

14.1

14.9

12.8

13.0

5

Veneto

11.2

11.0

10.9

11.4

11.2

11.2

6

Friuli - Venezia Giulia

11.5

11.5

11.1

11.4

13.1

13.2

7

Liguria

12.8

13.5

13.3

13.8

13.8

13.3

8

Emilia - Romagna

10.7

10.5

10.6

10.8

10.7

10.1

9

Toscana

11.9

12.3

12.9

12.9

13.1

13.2

10

Umbria

14.7

14.1

15.2

14.4

15.1

16.6

11

Marche

11.7

11.7

12.0

12.0

12.9

13.8

12

Lazio

16.5

16.5

17.0

17.2

16.7

17.4

13

Abruzzo

12.1

12.8

12.9

13.4

13.3

14.1

14

Molise

14.2

15.6

15.9

16.5

16.4

18.1

15

Campania

23.8

23.8

25.0

26.2

25.5

24.7

16

Puglia

19.4

19.5

19.4

19.4

19.4

20.0

17

Basilicata

17.1

17.5

18.1

19.9

20.1

22.0

18

Calabria

28.1

27.3

27.5

28.3

27.9

29.2

19

Sicilia

20.3

21.1

21.9

23.4

23.5

23.6

20

Sardegna

16.4

17.5

18.7

19.7

19.5

18.3

21

- Nord-ovest

11.3

11.3

11.2

11.0

10.9

11.0

22

- Nord-est

11.2

11.1

11.1

11.5

11.4

11.2

23

- Centro

14.2

14.2

14.8

14.9

14.9

15.5

24

- Centro-Nord

12.1

12.1

12.2

12.3

12.2

12.3

25

- Mezzogiorno

20.7

20.9

21.6

22.5

22.3

22.4

26

Italia

14.5

14.5

14.8

15.1

15.0

15.1










Fonte: Istat, Conti economici territoriali








Quarto indizio: il consumo elettrico in rapporto al valore aggiunto prodotto dall'industria. In alcune situazioni un consumo abnorme di energia elettica è un indizio di una produzione industriale sommersa. Il metodo di stima del sommerso tramite i consumi elettrici è utilizzato nel mondo dove non è possibile usare quello denominato "currency demand", basato sul volume di trasferimenti monetari cartacei in relazione alla moneta elettronica ed indica un sommerso legato al secondario, piuttosto che ad attività terziarie. Può essere forse un indizio di obsolescenza degli impianti e di  perdite durante il trasporto ma la statistica mostra divari veramente notevoli che è difficile imputare a fattori di spreco.
Notare Sicilia, Basilicata, Sardegna e soprattutto Puglia al Sud ma anche Liguria e FVG al Nord e Umbria al Centro.

Tabella 2)                                                         Figura 6)

Intensità energetica consumata dall'industria (a) (migliaia di TEP per miliardo di valore aggiunto prodotto dall'industria)









Regioni,

Anni

Istat

ripartizioni geografiche

1995

1996

1997

1998

1999








1

Piemonte

0.13

0.13

0.14

0.14

0.14

2

Valle D'Aosta

0.13

0.12

0.15

0.16

0.16

3

Lombardia

0.10

0.10

0.10

0.10

0.11

4

Trentino - Alto Adige

0.09

0.09

0.10

0.11

0.11

5

Veneto

0.12

0.12

0.11

0.12

0.12

6

Friuli - Venezia Giulia

0.16

0.17

0.25

0.25

0.23

7

Liguria

0.28

0.24

0.20

0.18

0.19

8

Emilia - Romagna

0.14

0.15

0.15

0.15

0.14

9

Toscana

0.16

0.16

0.14

0.14

0.14

10

Umbria

0.22

0.22

0.22

0.23

0.19

11

Marche

0.08

0.08

0.08

0.08

0.08

12

Lazio

0.06

0.06

0.06

0.06

0.06

13

Abruzzo

0.14

0.14

0.14

0.14

0.15

14

Molise

0.16

0.14

0.14

0.16

0.18

15

Campania

0.10

0.10

0.10

0.11

0.11

16

Puglia

0.43

0.47

0.47

0.45

0.47

17

Basilicata

0.15

0.15

0.18

0.20

0.20

18

Calabria

0.09

0.09

0.10

0.10

0.08

19

Sicilia

0.23

0.28

0.28

0.25

0.28

20

Sardegna

0.31

0.37

0.43

0.40

0.35

21

- Nord-ovest

0.12

0.12

0.12

0.12

0.12

22

- Nord-est

0.13

0.13

0.14

0.14

0.14

23

- Centro

0.12

0.11

0.11

0.11

0.11

24

- Centro-Nord

0.12

0.12

0.12

0.12

0.12

25

- Mezzogiorno

0.22

0.24

0.25

0.24

0.25

26

Italia

0.14

0.14

0.14

0.14

0.14





Quinto indizio: micro criminalità e criminalità organizzata.
Poichè una definizione estesa di "lavoro nero" comprende sia le attività legali condotte in evasione di imposte e contributi (attività che potrebbero quindi in futuro "emergere") e sia le attività illegali (che per definizione non possono emergere e diventare legali) è importante vedere dove si concentrano le attività illegali rispetto al territorio e rispetto alle attività di lavoro sommerso. La distinzione tra microcriminalità e criminalità organizzata è significativa in quanto la prima si ritiene che non produca valore aggiunto (e quindi PIL, anche se "nero") perché si tratterebbe praticamente di una ridistribuzione della ricchezza (come è il furto semplice) ma non di una produzione di reddito. Nel secondo caso invece con la criminalità organizzata entrano in gioco organizzazioni anche complesse che di fatto sono intese come vere e proprie attività che producono valore aggiunto (per esempio con la ricettazione su vasta scala, la produzione e commercio di stupefacenti, la gestione di appalti, la costruzione di abitazioni abusive) anche se sono attività illegali.

Figura 7)                                                         Figura 8)


La definizione comprende: abigeato, borseggio, scippo, furti in uffici pubblici, in negozi, in appartamenti, su auto in sosta, in ferrovia, di opere d'arte e materiale archeologico, di merci su automezzi pesanti, di autoveicoli, altri furti, furti in danno di coppie o prostitute, altre rapine.
La definizione di criminalità organizzata comprende: omicidi per mafia, camorra o 'ndrangheta, attentati dinamitardi o incendiari, incendi dolosi, furti di merci su veicoli commerciali e rapine gravi (rapine in banche, in uffici postali, in gioiellerie, a rappresentanti di preziosi, a trasportatori di valori bancari e postali, di automezzi trasportanti merci con targa italiana e straniera).


Potete anche approfondire gli argomenti scrivendo a questo indirizzo di posta elettronica  28 ottobre 2003