Progetto Italia Federale

Approfondimenti
a cura di Francesco Paolo Forti

IL QUADRO DI RIFERIMENTO DEL FEDERALISMO EUROPEO

da

Istituto per la Documentazione Giuridica / CNR

 Progetto Italia federale: Home Page
 Ultimo aggiornamento: Settembre 2003
 


Saggio introduttivo di R. Marena, A. Butteri, V. Console

Universita' degli Studi di Torino
POLO PER IL COORDINAMENTO DELLE

BIBLIOTECHE UNIVERSITARIE

THE FRAMEWORK OF EUROPEAN FEDERALISM
IL QUADRO DI RIFERIMENTO DEL FEDERALISMO EUROPEO

(introduzione per la Base-Dati EURO)

Dott. Riccardo MARENA
Dott. Alberto BUTTERI
Dott. Vito CONSOLE

Torino, 1 Luglio 1991


INDICE

Parte prima :
TEORIA E ASPETTI DEL MODELLO DEL FEDERALISMO

  1. Introduzione
  2. Le diverse teorie del Federalismo
  3. L' ideal-tipus del Federalismo
  4. Note parte prima

Parte seconda
IL FILO ROSSO DEL FEDERALISMO EUROPEO

  1. Introduzione
  2. Definizione del periodo storico
  3. Definizione del campo bibliografico
  4. La struttura della bibliografia
  5. I periodi della bibliografia
  6. Note parte seconda

Parte terza
I PROBLEMI E I RISULTATI

  1. Il reperimento delle informazioni bibliografiche
  2. Il calcolatore e la fotocomposizione
  3. I risultati
  4. Note parte terza

PARTE PRIMA

TEORIA E ASPETTI DEL MODELLO DEL FEDERALISMO

1. Introduzione

Nel settore delle scienze storico-sociali e giuridiche, redigere e progettare un piano per la costutizione di una bibliografia richiede coscientemente o incosciamente la scelta di un tipo-ideale o modello il quale funga da strumento selettivo e da orientamento della letteratura al fine di garantire coerenza e organicita' alla collezione di dati bibliografici che si intende realizzare. Infatti dopo Max Weber (1) e' ormai normale introdurre nel discorso disciplinare dei modelli e su questi misurare la consistenza filosofica, epistemologica e pure ideologica, nella prassi costante di analisi della realta' (2). Sul terreno giuridico-istituzionale, poi, l' esame dei dati concettuali in rapporto ai dati fattuali sta diventando sempre di piu' la metodologia corrente seguita da studiosi del diritto pubblico perche' aiuta ad investigare ulteriormente la realta' sociale su cui poggiano queste istituzioni (3). A questa problematica, quindi, non sfugge neppure la nostra Bibliografia del Federalismo europeo: 1776-1984, per la redazione della quale gli autori hanno dovuto scegliere e esaminare un modello che doveva scaturire da uno studio puntuale delle diverse interpretazioni contemporanee del Federalismo. Compito primario degli autori fu quello di confrontarsi con queste varie definizioni del Federalismo e di segliere l' ideal-tipus che a loro giudizio era il piu' completo nella interpretazione del pensiero federalista.

2. Le diverse teorie del Federalismo

Nel Maggio 1973, in Milano a Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, il Prof. Norberto Bobbio concluse cosi' la sua prolusione per la celebrazione dei 30 anni di vita del Movimento Federalista Europeo (M.F.E.):

"I motivi ispiratori della Resistenza europea si possono disporre su tre livelli: secondo che si consideri la guerra di liberazione nazionale in nome dell' indipendenza, come guerra contro il Fascismo e in genere contro il dispostismo in nome della democrazia, come guerra per un nuovo assetto sociale contro ogni tentazione di restaurazione dell' antico regime. L' ideale federalistico si pone a questo terzo livello: la resistenza non come restaurazione ma come innovazione. La resistenza che deve insieme chiudere e aprire, distruggere per costruire, essere negazione non in senso formale ma in senso dialettico. che non deve limitarsi a vincere il presente ma deve inventare il futuro. Il Federalismo fu, ed e' tuttora, una di queste invenzioni storiche. Per questo e' legato a quel momento creativo della storia che fu la Resistenza europea." (4) In questa definizione sono riscontrabili alcuni trattiti tipici del Federalismo europeo quali:
1) il posizionarsi del Federalismo europeo fra le ideologie della Resistenza europea che lottano per il superamento degli stati nazionali verso la fondazione di una solida unita' internazionale su base federale;
2) negazione, nella dialettica politica, delle vecchie aporie che tendevano a cristallizzare in vecchie forme politiche le forze della innovazione all' interno e attraverso i singoli stati;
3) la natura di invenzione storica che da un lato raccoglie la teoria classica del Federalismo e la sposa con elementi dell' ideologia per farne uno strumento direzionale del pensiero e della lotta politica. Di qui la necessita' di riflettere sui vari modelli delineati di Federalismo in senso generale e particolare per capire il contesto teorico in cui si colloca la filosofia federalista. Prima di tutto si tende a distinguere la teoria federalista su due piani: quello statico e quello dinamico. Sul piano statico il Federalismo tende a coincidere con la definizione dello Stato federale delineato da Hamilton nel Federalist (5) che secondo l' insegnamento di Mario Albertini e' lo spartiacque per distinguere fra Stato federale e Stato confederale. Lo Stato, secondo Hamilton, e' federale quando non e' piu' subordinato ai singoli stati che lo compongono, e diventa titolare di una sovranita concorrente a quella dei singoli Stati federati come di poteri definiti concorrenti con quelli degli Stati federati. Questo modello realizzato con varianti e' il punto di sicuro riferimento giuridico-costituzionale a cui si riferiscono tutti i modelli di Stato federale esistenti nel nostro pianeta. Oggi, infatti, si puo' dire che un terzo del genere umano vive in federazioni di questo tipo e che la nascita di organizzazioni a vocazione universale quali l' O.N.U. siano la risposta alla esigenza di unita' politico-costituzionale di tutta l' umanita'. Questo profilo costituzionale, che trova negli Stati Uniti d' America, la sua realizzazione piu' raffinata, rispetto ad altre quali l' India, l' Australia o il Canada, diventa un modello primario perche' e' stato per piu' di due secoli un punto di riferimento di tutti i movimenti federalistici che hanno rivendicato l' unione federale dell' Europa. Quando si parla di teoria classica del Federalismo, nella forma piu' comune, quindi, ci riferiamo al modello hamiltoniano dello Stato federale come scaturisce dall' insegna,mento del "Federalist". Di qui la nozione di modello statico accompagnata dalle critiche di inadeguatezza per spiegare le dinamiche del mutamento sociale e la non cristallizzazione della lealta' dei cittadini. Questa ultima, poi, e' sempre accompagnata, in modo uniforme, dallo stanziamento degli stati nazionali. La prima critica a questo modo di formulare il Federalismo e' rintracciabile in Francia con Proudhon (7) e trova degli epigoni nei federalisti dell' "Ordre Nuoveau (1931-1938) che in Parigi, a ridosso e durante la seconda guerra mondiale, concepirono il Federalismo integrale nella sua piu' alta formulazione. La sua esposizione, anche se risale alla fine del primo dopoguerra, e' una risposta totale ai problemi del nostro tempo caratterizzati dalla internazionalizzazione delle forze produttive, inadeguatezza dello stato nazionale, oppressione dell' individuo, mancanza di liberta' e di democrazia, rifiuto dell' anarchia che governa la comunita' internazionale mediante l' uso della forza, la crisi delle civilta' in particolare quella europea minata dalla prima guerra mondiale ecc. ecc.. Contro le ideologie totalitarie "Fascismo" e "Comunismo" rivendica il rigenerarsi delle organizzazioni intermedie fra l' individuo e lo Stato. Nella forma cosi' definita, il Federalismo diventa la strada per la dissoluzione dello Stato nazionale. Attraverso il principio di autonomia diventano soggetti politici i Comuni, le Regioni e tutte le altre realta' intermedie avente forma di istituzione territoriale (9), e quelle istituzioni, organizzazioni di base, gli stessi partiti, i sindacati, le imprese possono, cosi' autogovernarsi. Il risultato e' il superamento dello stato autoritario accentrato. L' applicazione, poi, del principio di cooperazione fa in modo che non restino isolate fra di loro, ma collaborino alla soluzione dei loro problemi comuni. Applicando il principio di sussidiarieta' e' possibile risolvere ogni problema al livello piu' basso e portare le decisioni al livello degli interessati. in ultimo l' applicazione di un modello costituzionale federale classico, coordinando a diversi livelli le varie organizzazioni, permette di governare il nuovo Stato al riparo delle forme accentrate e dittatoriali. Nonostante la crisi degli Stati europei determinata dal loro crollo dovuto alla seconda guerra mondiale, questi federalisti non riuscirono a trasformarsi in movimento politico perche' continuavano a privilegiare come obbiettivo primario l' affermarsi della disgregazione dello Stato nazionale invece di partecipare alle lotte per la fondazione della Federazione europea. Alcune considerazioni devono essere fatte. Da un lato l' aspetto del Federalismo integrale fu positivo perche' mise in luce l' inadeguatezza del modello hamiltoniano nello spiegare e definire gli obbiettivi interni del Federalismo. Dall' altro esso esprimeva una posizione negativa per il fatto che non aveva accolto la lezione storica del fallimento dei Girondini e del Proudhonismo i quali avevano sperato di piegare lo Stato nazionale a una nuova realta' incompatibile, dal punto di vista storico-politico, senza che dovesse passare per il suo superamento. Dal punto di vista teorico, l' assunzione del modello di Federalismo integrale vanifica la distinzione fra Federalismo e Confederalismo elaborata da Hamilton e rende impossibile distinguere gli elementi confederali da quelli federali (10). Sulla stessa linea, di critica al modello hamiltoniano, si colloca il Federalismo economico e il New Federalism, varianti di un atteggiamento disgregativo che trova i suoi padri fondatori in Thomas Jefferson e giunge sino a Ronald Reagan,il cui terreno di sviluppo e' il Federalismo degli Stati uniti d' America. Da una parte si combatte l' accentramento e lo strapotere del Governo federale, mentre dall' altra si sostiene che le grandi concentrazioni economiche (le Societa' per azioni giganti) sono progessive perche' bilanciano questo strapotere del Governo a patto che esse non sottomettano i Governi dei vari Stati federati. In questo caso, tutti gli autori e i sostenitori di questa dottrina propugnano una legislazione antimonopolistica severissima. Ne consegue che lo Sherman Act e tutte le leggi anti-trust, in cui gli Stati Uniti d' America furono maestri, assieme al decentramento di potere, del decennio reaganiano, furono le risposte al processo di accentramento progressivo del potere nel Governo federale U.S.A. a seguito dello scoppio della prima guerra mondiale e dello svilupparsi della sua politica di potenza (11).
Due sono le conseguenze all' affermarsi di questo modello anche in Europa. Pensare di ridurre il Federalismo ad un modello solo economico, che lasciando intatte le istituzioni, trasferisse i poteri dello Stato a nuovi centri economici i quali li esercitassero senza le attribuzioni dello Stato era mitizzare il ruolo delle imprese senza considerare che l' uso del potere politico aveva una ulteriore natura molto piu' ampia di quella del potere imprenditoriale. Questa dottrina prese il nome di Federalismo corporativo. Da un secondo punto di vista , sempre sulla spinta di questa economizzazione del Federalismo, si venne facendo largo la dottrina dei pre-requisiti che ci ricordano come lo Stato federale non possa essere instaurato se non dove le forze produttive si sono internazionalizzate e hanno tagliato trasversalmente gli Stati. E' necessaria, pure, la contiguita' territoriale, senza la quale, (vedi l' O.N.U.), non e' possibile aprire un processo costruttivo. Alla fine di tutti questi prerequisiti viene richiesta la forma democratica dello Stato, considerando che una dittatura non possa conciliarsi con Federalismo.
Di fatto, tutte queste intuizioni non producevano nessun modello unitario perche' rimanevano slegate fra di loro e non davano nessuna alternativa al modello hamiltoniano. Solo alla fine degli anni '50, Mario Albertini nel celebre saggio "La decadenza del Federalismo negli Stati Uniti" gia' ricordato, dimostro' come l' anarchia della Comunita' internazionale fosse il motore della trasformazione in senso non federale del modello hamiltoniano, provando con un dettagliato escursus storico, il progressivo accentrarsi del potere nel Governo federale U.S.A. per rispondere a due guerre mondiali, in cui gli Stati Uniti d' America furono trascinati a forza, e ai problemi del bipolarismo dei blocchi unito alla guerra fredda. Una prima conclusione e' d' obbligo: Se attorno al modello Hamiltoniano ruotano i modelli del Federalismo integrale, del Federalismo economico e del New Federalism, possiamo affermare che tutti questi approcci hanno in comune il vizio di non conoscere, ne' considerare con la dovuta importanza i processi storico sociali che alimentano le istituzioni federali. Manca, quindi, una visione della dinamica politica e sociale su cui poggiano le istituzioni.
Passiamo ora al modello dinamico del Federalismo. Il suo principale teorico e' Carl Joachim Friedrich (12). Fatte proprie le osservazioni e le critiche al modello statico Friedrich posiziona la sua teoria fra la dinamica sociale e le istituzioni federali classiche. Parte dalla nozione sociologica di anomia (13) per definire il mutamento politico-sociale come la non corrispondenza dei valori alle istituzioni che ne permettono la realizzazione nella vita politico- sociale. Per cui il processo federale, come egli lo ha chiamato, puo' realizzarsi sia come disgregazione di una struttura statale unitaria, sia come processo di integrazione fra realta' autonome che non sono, per Friedrich, necessariamente degli Stati. Il processo di integrazione e' quindi possibile fra le imprese, le Chiese, gli organi territoriali ecc.. Friedrich, in questo modo, ricupera la migliore dottrina hamiltoniana e lo stesso Federalismo integrale. In questo modello e' contenuta una importante verita': che solo conoscendo i processi storico-sociali si possono determinare le istituzioni. Ma, al contrario, vi e' pure una non verita'. Non e' sicuro che un processo di integrazione, vuoi economico (es. CEE), vuoi politico (es. O.N.U.), porti inevitabilmente alla realizzazione di una federazione (14). Se da una parte si inizia con istituzioni e processi politici esistenti, il modello di Friedrich, da solo, non ci tutela dalla possibilita' di andare fuori strada. In questa ottica si colloca il funzionalismo europeo e piu' di quaranta anni storia della Comunita' economica europea, sono una prova piu' che sufficiente della inadeguatezza di questo modello a raggiungere da sono una buona definizione del Federalismo.

3. L' ideal-tipus del Federalismo

Per comprendere il modello o tipo-ideale del Federalismo bisogna ripercorrere per grandi linee l' evoluzione che il pensiero federalista ebbe dallo scoppio della seconda guerra mondiale ad oggi. Con Altiero Spinelli e la pubblicazione del Manifesto di Ventotene (15) venne a delinearsi una nuova teoria ispiratrice dei comportamenti politici. Per Spinelli fu primaria la lezione hamiltoniana sulla fondazione dello Stato federale e del processo democratico costituente che ne derivo'. Questa dottrina mediata da Einaudi e da Federal Union, il primo movimento federalista inglese, fu la prima linfa vitale per lo sviluppo del Federalismo europeo. Allo stesso modo la dottrina del Federalismo si fondo' sul concetto di crisi dello Stato nazionale e sulla dialettica del suo superamento, si colloco' in un punto di vista piu' alto che proponeva come soluzione della crisi dello Stato nazionale la necessita' di trasformare l' organizzazione dell' Europa da insieme di Stati in uno Stato federale. Pure, a seguito della fondazione del M.F.E. a Milano (27-28 agosto 1943), il Federalismo fu concepito come la teoria ispiratrice di un nuovo comportamento politico e di una nuova lotta politica, autonoma, dal quadro del potere nazionale e dai partiti esistenti in ciascun Stato. Lo spazio, per questa azione politica, venne generato dalla crisi degli Stati prodotta dalla seconda guerra mondiale, che si trasformo' da crisi storica in crisi politica. Si rovescio', cosi', il punto di vista dei partiti nazionali per cui eguaglianza, giustizia sociale e pace dovevano essere obbiettivi da conquistarsi prima sul piano nazionale per poi essere estesi al piano internazionale. Per Spinelli, il Federalismo, lo Stato federale e la pace furono le premesse e non la conseguenza del processo politico che doveva condurre ad una nuova unita' internazionale (16). Di qui, la via maestra seguita da Spinelli per raggiungere la costituzione della federazione europea. Un primo tentativo per la C.E.D.-C.E.P., naufragato nel 1954 con il voto contrario dell' Asseblea francese, fu seguito da un secondo, poco prima della sua morte, con il Progetto di trattato dell' Unione Europea, approvato dal Parlamento europeo il 14 Febbraio 1984.
Con la guida di Mario Albertini si giunse alla formulazione completa del modello del Federalismo europeo. Da un lato fu soddisfatta l' esigenza che questo fosse utile alla lotta politica, e diventasse uno strumento per l' orientamento di questa, manifestando la sua natura ideologica e mobilitasse l' adesione attiva di persone con estrazione sociale differente, lingua, religione e culture diversissime. Dall' altro, coesistente con quel di mistificato che l' ideologia porta con se', si presento' come strumento scientifico per conoscere la realta'.
Albertini fece ampio uso di apporti teorici derivanti da varie discipline, mentre non rifiuto' l' esperienza spinelliana. Col materialismo storico, inteso cone teoria che considera l' evoluzione del modo di produrre determinante del corso storico, indago' la struttura storico-sociale e l' influenza dell' automazione (17). Alla verita' che l' automazione riducendo la qwuantita' di lavoro necessaria alla riproduzione fisica dell' uomo, creo' e crea le condizioni per una ulteriore abbondanza dei beni materiali, egli collego' la scelta teorica di prevedere il superamento della lotta di classe nell' affermarsi di nuove forze di solidarieta' sociale nelle comunita'.
Con la teoria della ragion di stato (18), intesa come teoria della politica internazionale nella fase dell' anarchia internazionale, riusci' ad identificare la ragione del prevalere nello Stato nazionale della politica per la difesa e la sicurezza militare, su ogni altro valore. Riusci', in questo modo, ad inserire la lezione, di Lionel Robbins e di Lord Lothian (18), nella dinamica internazionale proponendo in alternativa lo Stato federale come unica soluzione per il superamento dell' anarchia internazionale e della legge della forza, solo modo, ancora oggi praticato da tutti gli Stati, per derimere le controversie, nonostante in vari sistemi di composizione adottati da tutti quelli che hanno scelto di far parte di varie organizzazioni internazionali.
Con la nozione di ideologia (20), quale forma che assume il pensiero nella sfera della politica, riusci' a proiettare verso il futuro la dimensione della societa' e delle istituzioni federali assumendo, da un lato, non solo, il valore del modello di per se stesso, ma pure quello di obbiettivo politico a cui far tendere tutto il processo e la lotta attuata e perseguita dal M.F.E..
Con l' insegnamento di Albertini il Federalismo assume definizione di ideologia ed esplica le funzioni duplici di un modello conoscitivo della realta' e di un modello-valore ultimo per lo svolgimento della lotta politica. In una sua celebre opera, ormai classica, (21) defini' per la prima volta questo modello formato da tre piani. Sul primo, quello piu' alto, si colloco' l' aspetto di valore sul quale il federalismo si identifico' con la pace, allo stesso modo in cui il movimento democratico valuta la conquista dell' elettorato attivo individuale, o il liberalismo la liberta', il socialismo la giustizia sociale. Con il ricupero dell' insegnamento di Immanuel Kant, la pace divento' il valore cardine su cui poggiarono i valori della democrazia, della liberta' e dell' uguaglianza, come tutti gli altri valori, gia' punto di riferimento e fine di altre dottrine politiche.
Sul secondo piano, quello intermedio, si colloco' l' aspetto di struttura, che fece coincidere lo Stato federale con il federalismo e recupero' la migliore tradizione costituzionale federalista da Hamilton sino a noi (22). Non fu esclusa cosi', la possibilita' di variazioni sulle istituzioni come quello studiate da Kenneth Wheare e da Carl J. Friedrich (23), le quali si collocarono nella prospettiva di adattamento delle istituzioni alla evoluzione storico-sociale delle societa' che le aveva generate.
Sul terzo ed ultimo piano, si colloco' l' aspetto storico-sociale che fu definito da Albertini la societa' federale, articolata in sfere concentriche che hanno come riferimento il territorio, che partendo dalla comunita' locale giungono sino al mondo nella sua totalita'. Fu il principio di espansione della competenza combinato con quello della definizione costituzionale delle sfere di azione che defini' il modello di societa' politica in modo che nessuna delle comunita' prevalesse sulle altre.
Alcuni risultati teorici furono rilevanti. Fu possibile teorizzare il superamento della divisione della societa' e delle stesse nazioni in classi. Si pote' distinguere i comportamenti solidali di classe da quelli di comunita' anche all' interno di Stati nazionali e si pote' individuare i primi presupposti della societa' federale. (24).
Per non dilungarsi su aspetti teorici generali, gia' esposti da altri in modo piu' ampio (25), ricordiamo che il modello di Albertini supera la distinzione fra statica e dinamica nel Federalismo, presentando i tratti caratteristici di un modello combinato. Inoltre, permette di definire in modo inequivocabile sia la terminologia politico-istituzionale, legandola ad una dinamica delle istituzioni, sia recuperando il Federalismo integrale come l' insegnamento di Friedrich.
Per quello che interessa ai fini della nostra ricerca, l' adozione del modello proposto da Albertini permise di condurre alcune operazioni definitorie, assai importanti, quali quelle per individuare il periodo storico, il campo bibliografico, la divisione concettuale della bibliografia. Il punto di partenza fu individuato, come si vedra' nella seconda parte, nel 1776, per la sua coincidenza con i primi tentativi di elaborazione della crisi confederale americana da parte di Hamilton e che si snodo', attraverso tutta la letteratura, nel pensiero dei primi europei che miravano al raggiungimento degli Stati Uniti d' Europa, attraverso il trapianto dell' esperienza americana. L' esperienza europea si distinse da quella di altri paesi, proprio per questa tensione ideale e questa politica dialittica che permise al Federalismo di emanciparsi da dottrina subordinata al cosmopolitismo o collegata al liberalismo, alla dottrina democratica, al socialismo, al pensiero cristiano, in filosofia politica a tutto campo con una sua dignita' politico- teorica che ne fece un unicum in ragione del suo scopo:
"Un progetto di societa' capace di dare una risposta ai maggiori problemi della nostra epoca" e riaprire "la possibilita' di pensare l' avvenire, che si era offuscata nell' ambito delle idelogie tradizionali a causa dell' esaurimento della loro spinta rivoluzionaria." (26)

4. Note parte prima

(1) cfr. WEBER, Max, Il metodo delle scienze storico-sociali, Torino, Einaudi, 1974; SOROKIN, Pitirim A., Sociocultural causality, space, time and sociocultural causality. New York, Russell and Russell, 1964; GURVITCH, Georges, Les cadres sociaux de la connaissance, Paris, PUF, 1966.
(2) Cfr. per il diritto ricordiamo l' opera fondamentale di VON BERTALAFF, Ludwig, Teoria generale dei sistemi. Fondamenti, sviluppo, applicazioni. Milano, Istituto Internazionale Librario, 1971; per il diritto penale sulla depenalizzazione segnaliamo il volume SINISCALCO, Marco, Depenalizzazione e garanzia, Bologna, Il Mulino, 1983.
(3) Per il metodo costituzionale e lo studio del Diritto pubblico ricordiamo : KELSEN, Hans, Teoria generale del diritto e dello Stato, Milano, Etas Libri, 1984; idem, Das Problem der Souveranitat und der Theorie des Volkerrechts, Tubingen, 1928; idem, Der soziologische und der juristische Staatsbegriff, Tubingen, 1928.
(4) Da Il Federalismo nel dibattito politico e culturale della Resistenza europea. in: L' idea dell' unificazione europea dalla prima alla seconda guerra mondiale, Torino, Fondazione Luigi Einaudi, 1975, pag. 236.
(5) Cfr: Il Federalista, di Alexander HAMILTON, John JAY, James MADISON, a cura di G. Negri e M. D' Addio, Bologna, Il Mulino, 1980.
(6) Cfr. PROUDHON, Pierre J., Du principe federatif et de la necessite' de reconstituer le parti de la revolution, Paris, Dentu, 1863.
(7) Cfr. MARC, Alexandre, L' Europe dans le monde, Paris, Payot, 1965; idem, Dialectique du dechainement, Paris, Colombe, 1961; ARON, Robert - MARC, Alexandre, Principles du Federalisme, Paris, Le Portulan, 1948.
(8) Cfr: OLIVETTI, Adriano, Federalismo integrale, in "L' Unita' europea", Milano, 1945, n.8; idem, L' ordine politico delle comunita', Ivrea, Nuove edizioni di Ivrea, 1945.
(9) Cfr. La sua fortuna fu piu' ampia del Federalismo istituzionale fondato da Altiero Spinelli, forse perche' gioco' a suo vantaggio la partecipazione a questo movimento di molti docenti universitari. Esempio significativo di questa impostazione accademica ne sono l' impostazione di bibliografie di alcuni autori piu' avanti citati quali LIBORION A. e BEAUFAYS, J., oppure quella della stessa Library of Congress (Washington) che nel suo catalogo a soggetto unifica sotto la voce European unification tutto cio' che e' stato scritto, in Europa e nel resto del mondo, sul Federalismo, Confederalismo, Funzionalismo, posseduto da questa biblioteca, non escludendo di unificare anche il decentramento amministrativo come quello regionale.
(10) Cfr: ALBERTINI, Mario - ROSSOLILLO, Francesco, La decadence du federalisme aux les Etats Unis in: "Le federaliste", Pavia, a. 4, 1962, p. 219.
(11) Cfr. FRIEDRICH, Carl J., Trends of Federalism in Theory and Practice. London, Pall Mall, 1968; idem, Constitutional Government and Democracy. Boston Ginn and Co., 1950, cap. XI; idem, International Federalism in Theory and Practice in Systems of integrating the International Community, Princeton, Princeton University Press, 1964.
(12) Cfr. MERTON, Robert K., Anomia in Teoria e struttura sociale, Bologna, Il Mulino, 1983.
(14) Cfr. Il Federalista, cit. saggio n. 6
(15) Cfr: SPINELLI, Altiero (A.S.) - ROSSI, Ernesto (E.R.), Per una Europa libera e unita. Progetto di un manifesto. (1941) in idem Problemi della Federazione europea, Roma, Movimento per la Federazione Europea, 1944, pp. 9-30.
(16) Cfr: SPINELLI, Altiero, Come ho tentato di diventare saggio. Io Ulisse, Bologna, Il Mulino, 1984, vol. 1.
(17) Cfr. ALBERTINI, Mario, Il modo di produzione post-industriale e la fine della condizione operaia, in "Il Federalista", Pavia, 1957, a. 18, pp. 254-261.
(18) Cfr. ALBERTINI, Mario, Lo Stato nazionale, Napoli, Guida, 1980; idem, Le due correnti dei federalisti si misureranno nell' azione in "Il Mercurio", Milano, 1956, a. 3, n. 17, mar., p. 8; idem, La politica e altri saggi, Milano, Giuffre', 1963; PISTONE, Sergio, La Ragion di Stato, Pavia, Il Federalista, 1972.
(19) cfr. ROBBINS, Lionel, Le cause economiche della guerra, Roma, Einaudi, 1944; KERR, Philip Henry (Lord Lohian), Pacifism is not enough, nor Patriotism either. Oxford, Clarendon Press, 1935.
(20) Cfr. ALBERTINI, Mario, Il Federalismo: antologia e definizione, Milano, Giuffre', 1963; nuova edizione Bologna, Il Mulino, 1979; MANNHEIM, Karl, Ideologia e utopia, Bologna, Il Mulino, 1968; SOROKIN, Pitirim A., Social and Cultural Dynamics, New York, Glencoe, 1937, vol. 3; STARK, Werner, La sociologia della conoscenza, Milano, Etas Libri, 1967.
(21) Cfr. ALBERTINI, Mario, Il Federalismo, cit..
(22) Cfr. su questo punto rimane fondamentale il saggio introduttivo di Gaspare AMBROSINI alla prima traduzione italiana di Il Federalista, Pisa, Nistri Lischi, 1955 e quello in appedice di Guglielmo NEGRI.
(23) Cfr. WHEARE, Kennet, Del Governo federale, Milano, Comunita', 1949. Ci si permetta di ricordare che questa pregievole traduzione italiana, ormai esaurita da molti anni, nonostante che l' opera di Wheare sia giunta all' ottava edizione con diverse modifiche, non e' stata piu' riproposta nel nostro paese. Per FRIEDRICH, Carl cfr. Trends of Federalism cit.
(24) Cfr. ALBERTINI, Mario, Le ragioni del Federalismo europeo, in "Il Federalista", Pavia, 1981, a. 23, pp. 119-128; idem, Quale Europa, in "Federalismo militante", suppl., 1973, pp. 43-75; idem, La federazione in idem, La Politica e altri saggi, cit. pp. 31-62.
(25) Cfr. LEVI, Lucio, Recenti sviluppi della teoria federalistica. in "Il Federalista", Pavia, 1987, a. 19, n. 2, pp. 105-144.
(26) cfr: LIPGENS, Walter, A History of european Integration: 1945- 1947, Oxford, Oxford University Press, 1982; anche LEVI, Lucio, Il Federalismo, in Storia delle idee politiche e sociali a cura di Luigi FIRPO, Torino, UTET, 1979, v. 6, pp. 459-526; idem, Recenti sviluppi della teoria federalistica, cit. p. 141.

PARTE SECONDA

IL FILO ROSSO DEL FEDERALISMO EUROPEO

1. Introduzione

Il continente in cui la storia ha voluto che queste riflessioni, su cui ci siamo soffermati nella prima parte, fossero piu' profonde e' sicuramente l' Europa e su di essa si focalizzo' la nostra riflessione metodologica proprio perche' la costituzione di una bibliografia del Federalismo europeo poneva due problemi che dovevano essere affrontati a monte di una normale raccolta bibliografica. Il primo problema era di ordine definitorio: il Federalismo in relazione alle altre filosofie politiche quali il Liberalismo, il Pensiero cristiano, il Socialismo, il Marxismo. Crediamo che l' opera, di Mario Albertini, abbia dato contributi essenziali alla definizione del Federalismo quale filosofia politica in modo da farle assumere dignita' pari a tutte le altre dottrine politiche sicuramente piu conosciute e diffuse. Di fatto oggi sappiamo che esiste un tessuto connettivo che lega forma dello stato, valori e tessuto sociale. Purtroppo poco si conosce a livello empirico di questa realta' per il fatto che non si ha ancora una societa' compiuta anche dove lo stato federale e' stato instaurato. Il secondo problema era di ordine metodologico,perche' ci poneva l' esigenza, definito il quadro teorico, di raccogliere un insieme di dati biblioqrafici a raffronto della sua definizione. Sul questo piano rimanevano da superare notevoli problemi che se fossero stati senza soluzione non avrebbero lasciato costruire una corretta bibliografia. Davanti a tutto si colloca il lessico politico. Poiche' non aveva assunto una univocita' di significato, era giocoforza, da parte nostra, accogliere le formulazioni piu' complete che erano e sono patrimonio della filosofia federalista contemporanea. Intendiamo riferirci all' uso della terminologia sopranazionale, confederale, federazione, stato federale che solo nella cultura federalista ha assunto un preciso significato non equivoco. L' opera di questo e' stata per decenni prionieristica su questo versante e ad essa rimandiamo per l' uso di detta terminologia (1). Allo stesso modo non possiamo nasconderci che il Federalismo non e' solo una problematica filosofica ma pure giuridica, politica, sociale. Tutto questo ha enorme importanza sul settore della documentazione perche' ci pone, in modo pluridisciplinare di fronte ad una ingente massa di dati bibliografici. Se prendiamo per esempio solo i periodici tuttora correnti, dei settori citati e valutiamo la consistenza degli articoli che sono apparsi dal 1945 al 1984, valutando una media di 10 articoli all' anno di nostro interesse, ci avvicineremmo ad una consistenza di 800.000 schede. La prima conseguenza sarebbe l' impossibilita' oggettiva del loro utilizzo manuale. Sul versante degli aperiodici, senza considerare la letteratura grigia, un sondaggio assai limitato ma significativo puo' essere effettuato sulle collezioni possedute dalla Library of Congress di Washington tra il 1800 e il 1970, periodo in cui gia' esistono dei cataloghi a stampa selezionati per soggetto. Questa indagine da' come risultato un corpo di schede vicino alle 9.000 in piu' di quindici lingue differenti, nelle quali si enumerano il giapponese, il cinese, l' arabo, le lingue slave ecc. Al di la' della padronanza semantica di dette lingue, il campo ad un esame superficiale si presenta disomogeneo e incompleto. In esso sono presenti soltanto una minima parte dei documenti ufficiali delle varie autorita' internazionali e degli stati. Esso soffre della non definizione di aspetti importanti quali l' uso corretto del concetto di sopranazionale e di confederale (2). In piu' se esaminiamo il settore delle pubblicazioni ufficiali, per esempio relative alla CEE, scopriamo che una parte dei documenti significativi non e' presente. Oggi su piu' di 5 milioni di documenti CEE, quelli che si occupano delle sue carenze e pongono in luce le vie della sua evoluzione si avvicinano a circa 1 milione. Tutto questo e' sufficiente per delineare una consistenza documentale superiore ai 2.500.000 di schede, che, pero' non risolvono in partenza la connesione fra modello-teorico e bibliografia. Alcuni autori quali il Liborion e Beaufays (3) hanno pensato di aggirare l' ostacolo costruendo una bibliografia specializzata del Federalismo sposando l' universalita' del modello alla somma di tutto cio' che e' stato pubblicato sui vari stati federali esistenti sul nostro pianeta. Premesso che il Federalismo nel suo aspetto di valore e in quello storico-sociale aggiunge un qualcosa di significativo e di irrinunciabile alla nozione di stato federale quale quella dell' esistenza della cultura della pace e di una societa' pluralista non omogenea, la somma degli stati federali del mondo che oggi sono 6 in Europa, 4 in Asia, 6 in America e 1 in Oceania, non risolve il problema della presenza di comportamenti politici federali in altri stati non federali. Tutta la storia del Federalismo europeo altro non e' che la costruzione istituzionalizzata di questi comportamenti all'interno e attraverso le frontiere degli stati nazionali europei. Questa politica di opposizione alla cultura dominante ancora nazionalista deve essere catalogata come Federalista. Di fronte all' esigenza di rinnovare profondamente il metodo bibliografico per il nostro lavoro. Da parte nostra, spinti da questa esigenza, partimmo dall' "Ideal-tipus" del Federalismo e da questo ricavammo i criteri direttivi su cui strutturare la raccolta bibliografica.
Di fatto, quasta scelta non si e' manifestata avventuristica, se pensiamo al lavoro definitorio svolto in Europa da alcuni autori per delineare tutti gli aspetti dell' "Ideal-tipus". La sua formulazione e' frutto di ricerche storiche e di indagini interdisciplinari sui vari aspetti che, per citarne alcuni, coinvolgono la definizione di stato federale, delle sue istituzioni, lo stesso internazionalismo, i valori tradizionali rapportati al valore della pace. Quindi se noi abbiamo fatto l' operazione inversa, altro non abbiamo realizzato che la consistenza documentale delle formulazioni teoriche. Alcune decisioni pero' di carattere tecnico sui documenti catalografici devevano essere prese. Poiche' lo spoglio degli articoli dei periodici si presentava piu' esteso di quello degli aperiodici, decidemmo di considerare al fine del nostro lavoro i soli estratti e di fornire un elenco dei periodici di interesse. Scelto, quindi, quale settore di lavoro i documenti aperiodici ci si poneva di considerare tutta la letteratura grigia che normalmente non e' catalogata dalle grandi Biblioteche nazionali. Saggi, in forma di opuscoli, brevi scritti con finalita' politiche a breve termine, relazioni a tematica limitata, rappresentavano questo settore.
Se noi pensiamo che l' attuale archivio del Movimento Federalista Europeo (1943-1970), con sede a Torino, e' composto da piu' di 2 milioni di documenti a cui si devono aggiungere ,circa, 1 milione di documenti contemporanei del periodo dell' Union des Fe'de'ralistes Europe'ens (UEF) dal 1973 al 1984, la loro catalogazione impegnerebbe una generazione intera di studiosi. Lo stesso ma con delle aggravanti, puo' valere per lo studio e la catalogazione di archivi storici quali quelli degli Stati Uniti che raccolgono i documenti che vanno dal Congresso Continentale alla morte di Alexander Hamilton (1776-1804). Valutate e considerate le difficolta' della consultazione dei documenti ufficiali, si ripropose anche qui il problema della letteratura grigia e della corrispondenza di tutti questi documenti all' Ideal-tipus. Per questo decidemmo di considerare, ai fini di questa bibliografia solo la letteratura aperiodica, compresa quella grigia, ma con l' esclusione di tutti i documenti ufficiali relativi alle Organizzazioni internazionali o agli Enti statali.
Il corpo delle 30.000 schede circa che presentiamo e' il risultato di queste scelte a cui hanno contribuito con notevole sforzo circa 60 biblioteche, nostre corrispondenti nel mondo.

2. Definizione del periodo storico

Delineate le caratteristiche esterne della letteratura presa in considerazione, dobbiamo passare ad affrontare uno dei problemi vitali: la definizione del periodo storico, in cui la letteratura deve essere considerata.
Si trattava di definire la data di inizio e di conclusione della Bibliografia ed eventualmente i sottoperiodi di questo grande ritaglio di tempo.
Alcuni autori, eminenti studiosi delle popolazioni antiche, quali il Kramer e il Larsen, hanno confuso il modello confederale con quello federale nello studio delle istituzioni politiche di quelle civilta' (4). Ne scaturi' la convinzione diffusa, in quest' ultimo decennio che la tendenza alla costruzione di un ordinamento giuridico positivo atto a mantenere la pace eliminando, o tendente all' eliminazione della guerra, sia antichissima. A sua testimonianza, possiamo ricordare dal libro di Isaia (AT Isaia, 2,4-5) che e' la sintesi di un pensiero politico mediorientale a tratti riaffiorante e presente in tutti questi popoli: l' aspirazione alla "pace perpetua".
Il modello politico-giuridico atto a costituire una unita' internazionale, al cui studio si sono dedicati questi autori si colloca molto piu' indietro nel tempo di quanto ci hanno lasciato supporre le nostre conoscenze storiche. L' esempio piu' noto, ma anche il piu' antico, allo stato attuale delle conoscenze, e' quello Sumero (5). Esso anticipa di qualche millenio sia l' esperienza delle Anfizionie greche, sia l' esperienza piu' studiata dell' Impero romano anteriore all' editto di Caracalla (212 d. Cr.). Alcuni suoi tratti istituzionali si vanno riproponendo sino ai nostri giorni e sono la dimostrazione che il modello confederale non e' una invenzione europea. Alcune scoperte recenti, dovute all' archeologia e agli studi lessicografici che ci permettono di leggere queste lingue antiche, ci hanno rivelato che questo popolo gia' prima del 4.500 a. Cr., possedeva una struttura politica basata sulla citta'- stato. Queste citta' erano dotate di una forma di democrazia diretta, simile a quella della Grecia antica o della Repubblica romana. Le citta'-stato, poi, erano riunite fra di loro in un sistema confederale.
L' unione era nel pieno rispetto delle singole citta'. Esisteva un preciso sistema per la partecipazione dei cittadini alla democrazia comune, basata sui Consigli e organi di governo comuni. Rimaneva il fatto che tutti questi organi erano subordinati alle singole citta'- stato e che le leggi comuni avevano solo valore se erano applicate dagli organi di governo di ogni singola citta'. Esisteva pure un sistema di veto che talvolta paralizzava il funzionamento di questa confederazione. Sappiamo che il periodo di pace, cosi' ottenuto, fu assai lungo e favori' la prosperita' di tutte queste citta'. La loro economia era a base agraria, ma con uno sviluppo notevole per quel tempo. Si conta che le citta' mesopotaiche di Ur (semita), Nippur (Accadica), Agga (Kish) avevano una popolazione che variava da 10.000 a 50.000 persone. Il dato piu' curioso e' l' estensione reale della confederazione. La sua estensione territoriale non e' certa. Sappiamo pero' che questo sistema politico fu molto ampio. Partiva dall' India del Nord, escluso il Bengala orientale (10), interessava tutti i territori compresi fra il mar Caspio, l'Anatolia sino al Bosforo. Dalla Mesopotamia, in cui era il suo punto di forza, si estendeva alla Palestina sino a tutto il Mar Rosso e ai confini con l' Egitto. Si deve rilevare che questa civilta', una delle piu' potenti e importanti del Medioriente, fece sforzi immani per mantenere l' unita' delle sue genti, assai diverse fra di loro, con lingue differenti senza sacrificare il modello della citta'-stato.
Due pericoli, pero', minarono questa realta' politica: le mire imperiali di alcuni re e le continue migrazioni di popoli non appartenenti al ceppo dei Sumeri, che arrivarono da altri paesi. Diversi re, noti e potenti cercarono di unificare o di fondere la confederazione complessiva con il loro impero. Al solo re Gilgames nel 2500 a. Cr. riusci' l' operazione, con l' instaurazione della sua monarchia assoluta sulle confederazioni, attuando una unita' politica e amministrativa che si estendeva dall' India all' Egitto. In questo periodo gli Ittiti occuparono l' Anatolia. Questa loro conquista, determino' l' innesto delle tradizioni di questo popolo (monarchia elettiva, levirato ecc.) sulla forma confederale che univa le citta- stato della penisola anatolica. Per questo,ben presto, gli Ittiti divennero una confederazione di re. Le difficolta' e le lotte intestine di questo popolo furono anche determinate da questa costituzione politica (7).
L' influenza del modello sumero fu grande. Le nostre conoscenze archeologiche, solo in questi anni, ci hanno dimostrato che lo stesso regno T'ang (3o millenio a. Cr.), primo regno della Cina antica di cui si abbia memoria storica, subi' l' influenza sumera e la sua costituzione politica si modello' su quella dell' unita' internazionale sumera.
Da questi documenti abbiamo ottenuto la dimostrazione che questa unita' internazionale era assai debole, per poter resistere alle azioni di guerra portate da altri popoli in migrazione verso la Mesopotamia. L' India fu conquistata dagli Arii. L' Egitto incomincio' la sua espansione imperiale e gli Ittiti si trasformarono in una monarchia assoluta. Fu cosi' che il modello dei Sumeri declino' repentinamente per sfociare in una forma imperiale. Sotto Hammurabi (1792-1750 a.Cr.) tutto cio' che rimaneva di questa esperienza fu unificato in un regno unitario, basato sull' uso di leggi comuni e lingua comune. Nonostante tutto, l' autonomia amministrativa lasciata alle citta'-stato, stava a testimoniare delle forti resistenze da queste ultime opposte alla totale unificazione. Dal nostro punto di vista, esempi come quello ricordato, non potevano rientrare nella nostra ricerca perche' essi non portavano a soluzione alcuni problemi fondamentali su cui doveva poggiare la definizione di Federalismo, quali l' estensione della democrazia dalle singole unita' all' unita' complessiva, la trasformazione di questa unita' in stato composto con tutti i suoi attributi, oppure il mantenimento della pace fra le unita' membre.
Di fatto in essa mancava un preciso disegno costituente che salvando l' individualita' delle unita' statali di base, introducesse la democrazia sul terreno comune. Tutto questo prova che il Federalismo e' intimamente connesso allo sforzo di estendere la democrazia dall' ambito ristretto del singolo stato al settore internazionale, dando forma di costituzione politica al tutto, che trova nello stato federale la sua forma piu' completa.
Un brano del Federalist (8) ci espone la sintesi di questo grande sforzo a cui approda tutto il processo democratico degli Stati Uniti d' America. Dal 1776 al 1800 circa, periodo che fu definito di nascita degli Stati Uniti, uomini di diversa estrazione sociale, di diversa formazione come Thomas Paine, Benjamin Franklin, Washington, Alexander Hamilton sperimentarono un metodo di ingegneria costituzionale che solo recentemente fu definito dalla dottrina quale metodo costituente a formazione progressiva.
Le teorie di Paine, l' arte compromissoria di Washington e il fervore di Hamilton portarono alla maturazione politica un nuovo modello di stato e di societa', in cui i principi democratici, le regole dello stato di diritto, la considerazione della pace, quale obbiettivo principale nelle relazioni fra gli stati membri, portarono alla formazione di quello che noi oggi indichiamo come lo stato federale. L' esperimento americano segno' nella storia dell' umanita' il passaggio dai tentativi isolati alla formulazione scientifica della possibilita' di unire in un solo ordinamento piu' stati in modo permanente. La scoperta della possibilita' di frazionare la sovranita' fra gli stati e il popolo, scaturito dall' unione di tutti gli stati interessati, fu la principale invenzione della Rivoluzione americana. L' ingegneria costituzionale degli autori del Federalist fu oggetto di ampi studi, al punto che oggi, e' possibile individuare una definizione stessa di Federalismo in coincidenza con quella di stato federale.
Il 1776 (anno in cui si viene a costituire la prima Conferedazione americana, ancora su base confederale), segno' la nascita del Federalismo allo stesso modo in cui indico' il punto di partenza di tutta una letteratura sistematica dedicata a questa filosofia politica. Non puo' sfuggire, quindi, anche ad un primo approccio, la sua portata universale. Le formulazioni di Kant, posteriori di circa un decennio (1784), non sono altro che la sintesi razionale di tutti questi principi, i quali propugnarono il Federalismo quale dottrina politica valida per l' unita' di tutto il genere umano (9).
L' influenza americana fu grande e perticolarmente in Europa, proprio e specialmente perche' i piu' interessati studiosi europei furono i Francesi, reduci dalla esperienza diretta della loro partecipazione alla guerra di indipendenza americana.
Al fine della nostra Bibliografia ci sembro' naturale considerare, come punto di arrivo, il processo, che dalla fine della seconda guerra mondiale si sta svolgendo in Europa, il quale conferma la scelta del Federalismo come proposta politica per l' unita' dei nostri popoli, e si concretizzo' recentenemente nel Progetto di Unione Politica del Parlamento europeo quale l'ultimo e, piu' illustre erede, di questa tradizione politica. Scegliemmo, cosi', il 1984 quale data di conclusione della Bibliografia con il convincimento di raccogliere l' ultima e la piu' recente letteratura dedicata a questo problema.
Di fatto il successo delle forze politiche e degli uomini favorevoli all' Unione federale dell' Europa nelle elezioni del 1984 sono state una conferma della scelta del nostro continente verso il Federalismo.

3. Definizione del campo bibliografico

L' aver definito il periodo storico, poneva in luce una prima difficolta', che nasceva dal fatto che, al suo interno, erano raccolte esperienze storiche diverse. Ad esempio accanto alla esperienza piu' recente, quella europea, si collocavano altre esperienze come l' indiana, la canadese e in ultimo quella piu' lontana relativa agli Stati Uniti d' America. Dal punto di vista storico non era stato ancora dimostrato che tutte queste esperienze fossero un contributo univoco alla definizione storica e teorica del Federalismo in modo che diventassero una buona base fattuale per una bibliografia universale. Le opere pregievoli del Liborion e del Beaufays, come altre opere minori, da noi elencate nelle fonti bibliografiche, unificavano in una sola serie tutti gli studi inerenti le principali federazioni. Si arrivo' al punto che in quella del Beaufays furono fuse le esperienze federaliste con qualsivoglia esperienza di decentramento amministrativo in stati quali l' Italia e la Francia che al Federalismo avevano concesso ben poco sul piano istituzionale. In tutta questa letteratura fu facile scoprire una esigenza diffusa che tendeva ad ipotizzare l' unita' del genere umano. Dalla crisi dell' Impero Romano d' Occidente, illustri pensatori fra cui ricordiamo S. Agostino, Dante Alighieri, Marsilio da Padova, Pierre Dobois, Antonine Marini, Erasmo da Rotterdam e altri, in forme diverse, lo considerarono come il principale fine storico dell' umanita'.
Ma rimane il fatto che solo dopo la nascita degli Stati Uniti d' America, lo scopo politico dell' unita' del genere umano si propose quale progetto e divento' il fine ultimo di varie correnti e del loro comportamento in cui primeggiarono gli autori del Federalist.
Poiche' questo obbiettivo finale non e' stato ancora realizzato, lo si deve considerare quale il piu' importante e ultimo obbiettivo di base di tutte le lotte federaliste. Con Federalismo mondiale, quindi, si intende individuare questo aspetto del pensiero. In secondo luogo, l' uomo non si e' accontentato di queste esperienze storiche a lungo raggio, ma ha cercato di realizzare questo ultimo obbiettivo attraverso al costituzione di federazioni parziali, talvolta relative ad una sola porzione di continente. Su queste esperienze storiche si sviluppo' un pensiero teorico e pratico che presento' queste due valenze: l' aspirazione mondiale e la riflessione costituzionale e politica sulla federazione da realizzare.
Per questo la risoluzione del problema del campo bibliografico passo' attraverso un vaglio storico della presenza di questi due aspetti del Federalismo nella singola esperienza.
Al fine della esposizione metodologica riassumiamo qui alcuni risultati importanti riguardo ad alcune federazioni, per valutarne la portata e la possibile inclusione nella bibliografia.
Vogliamo dimostrare come sia impreciso raccogliere la letteratura su una data federazione per il solo fatto che e' uno stato federale.
Esamineremo solo tre esempi noti a prova di questa affermazione: gli Stati Uniti, il Canada, l' India in modo che potremo, poi, valutare come sul terreno europeo si ritrovino tutti e tre gli aspetti del Federalismo. Infatti l' aspetto di valore e quello storico-sociale uniti a quello istituzionale ci permettono di individuare in Europa la sua formulazione piu' completa.
Incominciamo con gli Stati Uniti. La portata universale di questa esperienza e della sua unicita' sono ben scolpite nei saggi del Federalist su cui ci siamo gia' soffermati (10). La cura con cui fu studiato, riedito e tradotto nel mondo, sta a testimoniare la sua importanza e la sua funzione di "Summa federalista" in cui e' sintetizzata l' universalita' e l' essenza del messaggio. Come conseguenza non si puo' dire che tutta la letteratura degli Stati Uniti deve essere annoverata quale federalista. Nel Federalist soltanto troviamo alcuni aspetti unici di irraggiungibile valore scientifico e universale. C'e' l' analisi dei mali causati dalle confederazioni ( 11), i loro limiti sapientemente confrontati con i meccanismi costituzionali dello stato federale. Il contesto filosofico e teorico su cui poggia, oggi,la definizione del federalismo trova nel Federalist la prima e piu' completa formulazione. Bisogna osservare che in seguito l' apertura universale di queste formulazioni si richiuse nella prassi politica americana al ristretto ambito dei confini nazionali. Lo stato federale nato a Filadelfia, e chiamato dagli americani modello Hamiltoniano, entro' in crisi nella prima meta' dell' ottocento per il progressivo prevalere degli interessi del singolo stato su quelli della federazione. Solo dopo la guerra civile si assistette a un ristabilirsi dell' equilibrio fra governo federale e stati membri. Sucessivamente, l' espansione verso l' ovest, l' ingigantirsi della potenza economica degli Stati Uniti altro non hanno fatto che ingigantire la preponderanza del governo federale sugli stessi stati membri.
Con l' entrata degli Stati Uniti nell' arena mondiale e la fine della politica isolazionista, lo stato federale si trasformo' sempre di piu' in un apparato unitario. La pianificazione della seconda guerra mondiale (The Program for Victory), la guerra fredda poi, nel primo dopoguerra, altro non hanno fatto che ingigantire ulteriormente questo fenomeno, per cui si puo' dire che pochi siano i connotati federali rimasti agli Stati Uniti. Tutta questa letteratura che va dalla morte di Hamilton alle proposte dell' attuale Presidente Ronald Reagan per il New Federalism, altro non sono che gli studi in cui gli autori cercano di individuare gli strumenti piu' idonei per ricuperare la forma federale (12).
Il solo Federalist presenta le caratteristiche teoriche e storiche dell' aspirazione mondialista e del progetto politico federale regionale. Tutto il resto, anche se deve ancora essere approfondito adeguatamente, rientra nelle lotta che si svolge fra le esigenze costituzionali di autonomia dello stato federato e l' uso sistematico della forza, quale inevitabile legge di governo della Comunita' internazionale, in cui anche la federazione americana fu ed e' tuttora sottoposta. Al nostro fine, solo il Federalist e le sue traduzioni possono essere introdotte nella bibliografia in quanto fonte.
Per tutto il resto fu inevitabile considere impossibile il ricupero di tutta la letteratura posteriore senza alcuni anni di lavoro nelle biblioteche americane. Rimane, ancora, il fatto che questa letteratura, assai poco concede ai problemi di prassi politica generale, e non va oltre la dimensione dello stato federale americano, non ponendosi quale obbiettivo politico l' unita' del genere umano che invece e' presente nel quadro teorico degli autori del Federalist.
Esaminiamo ora un altro esempio: il Canada. I territori dell' attuale Canada furono colonie britanniche e francesi confinanti con gli Stati Uniti d' America. Con la pace di Parigi (1782), che concluse la guerra fra la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, si scrisse che circa 35.000 lealisti britannici passarono nei territori canadesi accanto a gia' 70.000 francesi residenti nei territori del Quebec. Dopo alcuni tentativi espansionistici degli Stati Uniti verso il Canada queste colonie ottennero la loro stabilita' territoriale nella forma odierna con una grande pluralita' di popoli: Pellirosse, Francesi, Inglesi e le nuove generazioni. Di qui la necessita' di un assetto istituzionale che tenesse conto delle esigenze di convivenza fra queste etnie. La formazione di questo stato fu discontinua e si protrasse a lungo nel tempo.
Il rapporto di Lord Durham (1839) concesse al Canada una ampia autonomia, che veniva interpretata quale condizione necessaria al superamento delle tensioni etniche che furono e sono tuttora presenti.
Con la Costituzione di Quebec (1864) il Canada assunse una forma giuridica federale per concessione della madre patria. Poi, con la sua partecipazione alla prima guerra mondiale e alle trattative per la pace di Parigi (1919), fu riconosciuto internazionalmente come stato sovrano.
La Gran Bretagna sanziono' questo stato di fatto nello Statuto di Westmister (1931).
Con la Costituzione del 1980, promulgata il 1 luglio 1981, formalmemte non diversa da una costituzione data, il Canada raggiunse una completa autonomia nella forma dello stato federale. Questa costituzione, pero', presenta caratteristiche federali che l' avvicinano di piu' al modello degli Stati Uniti. Le nove provincie, in cui e' incluso il Quebec, assumono la forma dello stato federato e maggiori garanzie individuali e sociali sono inserite quali diritti nella dichiarazione costituente. Di fatto, solo in questo ultimo periodo e' possibile scorgere una letteratura istituzionale federalista diretta a propugnare la ratifica e l' approvazione della nuova costituzione, ma rimangono dominanti i problemi delle etnie e la legittima soddisfazione delle loro aspirazioni.
Ai nostri fini anche questa letteratura non affrontava tutti gli aspetti teorici dell' Ideal-tipus, mentre rimanevano le difficolta' logistiche del suo reperimento.
Nella stessa situazione del Canada ci troviamo con l'India. Abbiamo gia' ricordato come la parte nord-orientale di questo continente fu toccata dall' esperienza sumera. Ancora oggi essa e' una mescolanza originale ma anche confusa di popoli. Escluse alcune popolazioni autoctone rintracciabili nel sud del paese, la maggior parte delle etnie individuabili sono il risultato di grandi e profonde invasioni che hanno segnato la sua storia. Le stesse religioni, attualmente piu' diffuse fra la popolazione: la musulmana e la induista, sono il frutto di queste invasioni. Questa ultima religione sviluppo' un sistema sociale che riusci' in tutti questi millenni, a rimanere fedele alla sua originaria impostazione e supero' indenne l' invasione musulmana e la colonizzazione. Gli europei, da parte loro, lasciarono immutate le strutture sociali e quelle religiose. Il dominio inglese, sul piano politico, non modifico' le divisioni statali interne alla colonia sino al momento in cui l' India ottenne l' indipendenza. Per Gandhi e per Nehru non fu possibile superare questo stato di cose. Al momento dell' indipendenza non si pote' creare un movimento politico che rappresentasse tutti gli Indiani per il superamento di ogni discriminazione religiosa.
Questo fallimento fece in modo che i musulmani si organizzassero su base religiosa (Conferenza di Silma 1945) e su questo principio chiedessero una rappresentanza politica su base territoriale. L' opposizione di Gandhi all' istituzionalizzazione del principio condusse solo la Gran Bretagna a proporre una federazione quale forma piu' idonea per conferire l' indipendenza all' India. Il Governo laburista di quel periodo si illuse che una forma federale dello stato sarebbe stata un buon deterrente a tutte le forme di prevaricazione religiosa. I mussulmani decisero di riunirsi nell' attuale Pakistan e di creare uno stato indipendente all' interno del Commonwealth anche se diviso in due parti di cui l' orientale era incapace di vivere autonomamente. Gli Indu' decisero di unificare il potere nella forma dello stato federale e superare cosi' le tendenze separatiste delle municipalita' che si manifestavano sempre piu' all' annuncio del ritiro inglese. Il 16 agosto 1946 a Calcutta 2000 persone furono massacrate in un sol giorno dai fanatici religiosi di entrambe le parti. Il 15 agosto 1947, proclamata l' indipendenza, moltissimi mussulmani indiani incominciarono una lenta e sofferta migrazione verso l' attuale Pakistan. Si calcolo' che in questo esodo storico fossero morti piu' di 2 milioni di persone. Promulgata la costituzione si tratto' di costituire la federazione. L' operazione prevedeva rettifiche di confine o fusione fra i vari stati preesistenti. Alcuni esempi ci possono provare la mancanza di qualsivoglia processo costituente radicato in un movimento popolare quale si era sviluppato nella fase costituente negli Stati Uniti d' America. Lo stato di Andhra non pote' essere rettificato, sino a quando il leader locale non mori' in seguito ad uno sciopero della fame intentato contro questa rettifica (1953). Lo stato dei Sikh, dopo varie difficolta' pote' essere staccato dal Punjab e si poterono stanziare i fondi per costruire la capitale del nuovo stato: Haryana. Gandhi stesso venne assasinato durante la preghiera comune da un nazionalista indu'. Le vicende, piu' vicine a noi, del 1984, con le relative azioni militari del Governo federale contro i Sikh e la conseguente conquista "manu militari" del Tempio d'oro di Amritsar e l' assassinio di Indira Gandhi (14), sono dimostrazioni che la forma dello stato non supera i conflitti sociali e le intolleranze esistenti e radicate nella societa'.
Noi vogliamo sottolineare il fatto che non basta scegliere la forma dello stato federale per il superamento di conflitti sociali se questo non e' inserito in una strategia politica costituente di piu' ampio respiro. Il Federalismo possiede queste qualita' e la sua strategia ha anche questi obbiettivi nella prassi politica quotidiana.
La letteratura indiana, in maggior parte pubblicata in Europa al fine di propugnare e sostenere la possibile indipendenza dell' India nella forma federale si mostro' carente di quelle caratteristiche che legano la riflessione filosofica e gli obbiettivi politici che sono alla base della definizione dell' Ideal-tipus.
Anche se abbiamo esaminato solo tre esempi di stato federale sui diciasette esistenti nel mondo, al di la' della forma giuridica, non abbiamo trovato sufficienti elementi che ci permettessero di considerare il modello teorico del Federalismo corrispondente a dati storici che fossero patrimonio di una evoluzione della societa' in superamento della ragion di stato quale si presenta oggi l'europea. Ne consegui' che un bibliografia universale non era realizzabile. Anzi, la costituzione di una bibliografia di questo genere sarebbe stata un non documentare il pensiero federalista. Abbiamo, quindi, dovuto mutare l' approccio portando il nostro esame sulla storia europea.
Partendo dalla constatazione che sino alla fine della prima guerra mondiale il potere del mondo aveva sede in Europa, abbiamo potuto intuire l' importanza culturale, scientifica e politica del vecchio continente. Di fatto l' influenza della corrente federalista americana, in Europa, fu grande.
Appena pubblicato il Federalist in America (1787 ediz. Mc Lain) fu un Francese Trudaine de la Sablie' re che in piena Rivoluzione (1792) lo pubblico' a Parigi tradotto con il preciso scopo di fornire un modello istituzionale per l' Europa che servisse al Governo Girondino come proposta per la liberazione di tutti i popoli europei oppressi dalle monarchie assolute.
Il periodo Girodino segno', quindi in Europa, l' inizio di una fase storica che si rifaceva al modello federale americano e lo riproponeva come modello ideale a cui collegare le proposte di unita' europea. Il testamento politico e spirituale di Condorcet puo' essere indicato quale migliore sintesi di questa epoca in cui emergono questi ideali.

"Mostreremo come questi avvenimenti saranno una conseguenza inevitabile non soltanto dei progressi dell' Europa, ma anche della liberta' che la Repubblica Francese e quella dell' America del Nord hanno contemporaneamente sia l' interesse piu' reale che il potere di rendere al commercio dell' Africa e dell' Asia; come essi debbano dunque nascere necessariamente o dalla nuova saggezza delle nazioni europee, o dal loro attaccamento ostinato ai loro pregiudizi mercantili... I popoli piu' illuminati rientreranno in possesso del diritto di disporre del loro sangue e delle loro ricchezze, apprenderanno a poco a poco a considerare la guerra come il flagello piu' funesto, e come il piu' grande dei crimini. Si vedranno dapprima sparire quelle guerre in cui gli usurpatori della sovranita' delle nazioni le hanno trascinate per pretesti ereditari.
I popoli sapranno che non possono divenire conquistatori senza perdere la loro liberta'; che confederazioni pertetue sono il solo modo di mantenere la loro indipendenza; che debbono cercare la sicurezza e non la potenza. Poco a poco i pregiudizi commerciali si dissiperanno; un falso interesse mercantile perdera' lo spaventoso potere di insanguinare la terra e di mandare in rovina le nazioni con il pretesto di arricchirle. Come infine i popoli si avvicineranno nei principi della politica e della morale, come ciascuno di essi, per il proprio vantaggio, chiamera' gli stranieri ad una divisione piu' eguale dei beni che esso deve alla natura o alla propria operosita', tutte le cause che producono, inaspriscono, perpetuano gli odi nazionali svaniranno a poco a poco, esse non forniranno piu' al furore bellicoso ne' alimento ne' pretesto.
Istituzioni foggiate in modo migliore di quei progetti di pace perpetua che hanno occupato il tempo e consolato l' anima di qualche filosofo, accelleranno i progressi della fraternita' tra le nazioni, e le guerre tra i popoli, come gli assassinii, entreranno a far parte delle atrocita' straordinarie che umiliano e indignano la natura, che imprimono a lungo un marchio di obbrobbrio al paese e al secolo la cui storia e' stata infamata." (15)

Si apri' cosi', in Europa, una prima fase del pensiero federalista che fu definita utopica. In esso erano presenti tutti gli elementi dell' Ideal-tipus ma anche le ingenuita' che pesarono sino alla fine della seconda guerra mondiale su tutti i pensatori che si ispirarono e questo periodo.
Prima di tutto si spero' che il trasporto in Europa delle istituzioni americane, senza che esse fossero il risultato di una sofferta lotta teorico-pratica, giovasse alla causa del Federalismo. Si penso' egualmente che la politica dell' influenza potesse convincere gli altri stati a regime simile a percorrere un cammino comune verso la fondazione di una Federazione europea. Si sostenne che bastasse possedere il potere statuale per poter giungere ad una effettiva forma istituzionale federale.
Vediamo alcuni esempi. Dopo la scelta della federazione per la Francia repubblicana (1789-1790) come risposta al crollo della Monarchia assoluta e in ossequio alla piu' ampia liberta' concessa alle unita' intermedie, il Governo Girondino dovette instaurare, sempre di piu', una politica di rigore che a poco a poco toglieva tutte le autonomie e si opponeva ai tentativi di reazione e ai separatisti (Vandea, Baschi ecc.). La liberazione del popolo olandese, e dei tedeschi dei principati della Germania meridionale non furono garanzie sufficienti per difendere la Francia dalla coalizione filomonarchica. Fu cosi' che i Giacobini, sostenitori dello stato nazionale unitario e di una guerra scientificamente combattuta, prevalsero. Con la scomparsa delle istituzioni girondine e il burocratizzarsi dello stato, si apri' la porta alla Monarchia assoluta che trovo' in Napoleone Buonaparte il suo piu' degno rappresentante.
Di questo periodo, nel pensiero federalista, devono essere catalogate le ingenuita' esposte dalla letteratura classica democratica, liberale e socialista, la quale vedeva nella realizzazione del modello ideale, di societa' propugnata, la possibilita' di espansione, a tutto il mondo, della sua concezione della societa' e dello stato. In fondo questa letteratura tutta professa una fede incrollabile sulla spontanea convergenza federale degli stati quale inevitabile conseguenza del realizzarsi del modello ideale di societa'.
Benjamin Constant, che rappresenta il Liberalismo classico, cosi' si espresse nell' interpretazione dell' internazionalismo e della politica estera dello stato liberale:

"E' chiaro che piu' la tendenza commericiale domina, piu' la tendenza bellicosa deve indebolirsi" (16).
Allo stesso modo Thomas Paine sintetizzo' il pensiero democratico:

"la sovranita' monarchica, nemica dell' umanita' e fonte di miseria e' abolita e la sovranita' stessa e' ristabilita al suo posto naturale: la nazione. Se cio' avvenisse dappertutto in Europa, la causa delle guerre sarebbe rimossa." (17)
Pure per il socialismo piu' tardi (1848), Karl Marx e Frederich Engels cosi' si espressero:

"Le separazioni e gli antagonismi nazionali dei popoli vanno scomparendo sempre piu', gia' con lo sviluppo della Borghesia, con la liberta' di commercio, col mercato mondiale, con l' uniformita' della produzione industriale e con le corrispondenti condizioni di esistenza...Il dominio del proletariato li fara' scomparire ancora piu'. Una delle prime condizioni, della sua emancipazione, e' l' azione unita, per lo meno nei paesi civili. Lo sfruttamento di una nazione da parte di un' altra viene abolito nella stessa misura in cui viene abolito lo sfruttamento di un individuo da parte di un altro. Con l' antagonismo delle classi all' interno delle nazioni scompare la posizione di reciproca ostilita' delle nazioni." (18)
Piu' avanti non sfuggi', a questa linea di pensiero, lo stesso Vladimir I. Lenin. Egli cosi si espresse il 31 gennaio 1918 alla conclusione del Congresso di tutti i Soviet di tutta la Russia:
"Ecco il fondamento della nostra federazione, ed io sono profondamente convinto che intorno alla Russia rivoluzionaria sempre di piu' si raggrupperanno le singole diverse federazioni di libere nazioni. In modo del tutto volontario, senza ne' fronde ne' ferro, questa federazione crescera' e sara' indistruttibile. La migliore garanzia della sua indistruttibilita' sono le leggi,nel quale si fonda il regime statale che noi creiamo.
Noi non siamo piu' soli. Negli ultimi giorni si sono svolti avvenimenti significativi non solo in Ucraina e sul Don, non solo nel regno dei nostri Kaledin e Kerenski, ma anche in Europa occidentale. Conoscete gia' i telegrammi sulla situazione rivoluzionaria in Germania. Le lingue di fuoco della rivoluzione fiammeggiano sempre piu' forti su tutto il vecchio e imputridito regime mondiale. Non era una pura teoria astratta dalla vita, non era fantasia di gente staccata dal mondo che noi, creato il potere dei soviet, avremmo suscitato analoghi tentativi anche negli altri paesi. Giacche', lo ripeto, per i lavoratori non c' era altra via di uscita da questa guerra sanguinosa. Ora questi tentativi prendono gia' forma di salde conquiste della rivoluzione internazionale. E noi concludiamo questo storico Congresso dei Soviet all' insegna della sempre piu' ampia rivoluzione mondiale, e non e' lontano il tempo in cui i lavoratori di tutti i paesi si fonderanno in un solo stato di tutta l' umanita', per costruire con sforzi comuni un nuovo edificio socialista. Il cammino di questa edificazione passa attraverso i Soviet, come una delle forme della rivoluzione mondiale che ora comincia." (19)
Questo periodo pero' si concluse con un pensatore che anticipo' il secondo periodo, quello politico, del Federalismo europeo: Lev Trotskij. Per opera di Trotskij il valore della federazione europea divenne un preciso disegno politico e oggetto dell' azione politica delle forze popolari organizzate le quali lo avrebbe dovuto perseguire autonomamente. Trotskij, partendo dal problema della guerra, si interrogo' su quali fossero le possibilita' di evitarla. Gia' nel suo articolo " il vaso di Pandora dell' Europa", scritto nel 1909, (20) giunse a formulare il superamento delle guerre balcaniche in una federazione di quei popoli. Nel Novembre 1914, di fronte al dissolvimento della Seconda Internazionale e a qualche giorno di distanza dall' inizio delle ostilita', in un articolo intitolato "La guerra e l' Internazionale" invito' il Movimento operaio internazionale allo sciopero generale e propose un progetto politico alternativo a quello dell' Imperialismo tedesco e al funzionalismo economico di Friedric List: gli Stati Uniti Socialisti d' Europa.
In questo articolo, uscito a pezzi in tre edizioni del giornale dei fuorusciti Russi a Parigi "Golos", egli addito' nella sovranita' assoluta degli stati e nell' Imperialismo capitalista le cause principali del conflitto mondiale, le quali giocando sul lealismo dei socialisti, avevano distrutto l' Internazionale. Esaminando poi le proposte degli economisti funzionalisti critico' aspramente la progettata unione doganale europea, che a suo modo di vedere altro scopo non aveva se non quello di dare ancora un po' di respiro al capitalismo ormai in crisi irreversibile.
"Gli Stati Uniti d' Europa, senza monarchia, senza eserciti permanenti e senza diplomazia segreta, ecco la clausola piu' importante del programma di pace proletario."
Cosa significasse rifiutare questo programma, Trotskij cosi' lo sintetizzo':
"Il ristabilire dogane autonome, monete nazionali, codice sociale nazionale. Evidentemente non e' questo. Il programma rivoluzionario comporta la distruzione della forma antidemocratica e di una Unione realizzata con la violenza."
Trotskij profetizzo' come alla fine della guerra gli stati europei non avrebbero piu' posseduto una vera identita' statale. La crisi del militarismo, il processo di decolonizzazione avrebbe spostato il potere del mondo in altre aree geografiche se non fosse stato realizzato un qualcosa di alternativo al sistema europeo degli stati. Il programma di pace doveva essere basato su due punti. Il primo: scatenare una rivoluzione proletaria in ciascun paese europeo. In questo modo sa sarebbe inpedito alla forze capitalistiche di ricostituirsi dalla crisi dovuta alla guerra. Secondo: costituzione attraverso una democrazia continentale di istituzioni comuni, le quali accanto alla costruzione della democrazia poletaria si collegassero alla costruzione di uno stato federale europeo.
"In altri termini: lo stabilirsi della dittatura del proletariato non e' pensabile che nella sua espansione in tutta Europa, e per di piu' sotto la forma di una repubblica federale europea. L' Unione europea, non realizzata con il ferro o con gli accordi diplomatici, sara' il problema ineluttabile posto al proletariato vittorioso."
Il processo costituente, per arrivare alla forma federale, era cosi' delineato: a) necessita' che i proletari di tutti i paesi belligeranti si rendessero conto che i loro interessi erano diversi da quelli delle forze imperialiste che avevano scatenato la guerra; b) nasceva, quindi, ineluttabilmente la necessita' della Rivoluzione proletaria e la presa del potere; c) non era possibile, a questo punto, pensare in forme nazionali, essendo impossibile a ciascun stato provvedere autonomamente ai suoi bisogni, ed era necessario progettare delle forme di unione; d) l' unica forma di unione era il patto federale che le libere nazioni potevano scegliere una volta possedute le leve del loro destino.
"Di conseguenza, gli Stati Uniti d' Europa rappresentano, prima di tutto, la sola forma immaginabile della dittatura del proletariato europeo".
Cosi' Trotskij, cinque anni prima delle dichiarazioni di Wilson, propose la soluzione federale per l' Europa. Nonostante l' adesione entusiastica di Lenin e la sucessiva redazione del Manifesto di Zimmerwald (4-8 Sett. 1915), messaggio diretto ai proletari di tutto il mondo, entrambi non si aspettavano e non conoscevano ancora le conseguenze a cui li avrebbe condotti la lotta intrapresa contro la Ragion di stato (21).
Lenin e Trotskij furono sostenitori strenui di questo loro progetto. Lenin stesso non nascose mai la sua preferenza per una Russia post- rivoluzionaria federale. Coinvolti nelle vicende di conservazione del potere bolscevico in Russia, Trotskij, per primo, chiese l' istituzione dell' esercito obbligatorio del lavoro, con turni inumani, la leva obbligatoria e l' installazione di fabbriche di armi, fornite dai Krups, ma necessarie per sostenere l' Armata rossa che difendeva la Russia bolscevica dalla reazione. Si arrivo' all' addestramento dell' Armata rossa, fatto da ufficiali tedeschi, a cui il Trattato di Parigi (1919) aveva vietato la ricostituzione dell' esercito. Truppe tedesche, stesse, poterono essere addestrate in territorio sovietico.
La Russia da Impero si trasformo' in fortilizio del proletariato accerchiato dai paesi capitalisti. Nonostante tutto questo, Trotskij continuo' a sostenere le richieste di autonomia politica delle comunita' nazionali minoritarie, inserite della Repubblica dei Soviet, che, invece, erano avversate dal Commissario per le nazionalita' G. Stalin.
Per Lenin la cosa fu piu' traumatica. Sino alla morte spero' in questo progetto politico: la federazione europea degli stati socialisti. Ma in lui si faceva strada la convinzione che il nazionalismo e il capitalismo non erano stati sconfitti dalla Rivoluzione russa. Fu quindi in una circostanza di questo tipo che egli diede il colpo di timone che presenvo' la Russia e poi l' URSS da una forma unitaria a vantaggio della forma federale. Il problema consisteva nell' accettare o meno che la Georgia fosse fornita di una propria autonomia. Lenin non esito' contro tutta la commissione per le nazionalita' a trasformare il problema in una questione di assetto istituzionale dello stato. La sua morte avvenuta dopo aver costretto la commissione per le nazionalita' a scegliere forma federale depose a favore della sua profonda fede federalista. Gli studi sulle forme di stato e gli appunti sulle federazioni americana e svizzera, sono la prova del suo profondo interesse politico-istituzionale per questa soluzione.
Il periodo dell' utopia germino', cosi', due differenti correnti politiche. La prima corrente, in cui si impersonava la corrente governativa, che voleva l' unione dell' Europa senza nessun sacrificio della sovranita' assoluta degli stati e si coagulo' nel Movimento Pan-Europa di N. Kalergi. La seconda corrente piu' massimalista, che andava oltre il tiepido progetto Briand, la quale sosteneva delle forme di federazione mondiale, quali quelle proposte dagli inglesi propugnatori di trasformazioni federali del Commonwealth. Di questa seconda corrente gli scritti di Lord Lothian diretti a propugnare la trasformazione dell' impero coloniale inglese in federazione furono uno dei punti piu' alti di questo pensiero. L' incubazione Nazi-fascista e la seconda guerra mondiale furono la conclusione di questo periodo. La seconda guerra mondiale segno' una svolta. Come ben sintetizzo' Einaudi (22) in una sua comunicazione al Convegno americano dell' American Academy of Political and Social Science (1940), il significato piu' vero di questa guerra fu la lotta fra coloro che sostenevano in Europa la formazione di un Impero razziale e coloro che, invece, volevano superare i vecchi equilibrii in una Federazione europea alla cui base fossero la liberta' e la democrazia.
La Resistenza al Nazi-fascismo genero', quindi, un secondo periodo del Federalismo che puo' essere definito periodo politico. In questo arco di tempo si formarono i Movimenti autonomi dei federalisti i quali individuarono nella Federazione europea lo sbocco della seconda guerra mondiale (23). Federal Union prima, Il Movimento Federalista Europeo poi, sono alcuni di questi Movimenti che concepirono, in piena guerra, non come " fine quello antico, cioe' la conquista del potere nazionale, ma come compito centrale la creazione di un solido stato internazionale" (24). Questo fu, ed e' tutt' oggi il loro principale scopo politico.
In questo secondo periodo, la letteratura politica assunse due aspetti: a) quello di elaborazione teorica, b) quello di letteratura militante. Elaborazione teorica, significo' sistematicita' della cultura federalista, la quale si realizzo' discutendo da un lato l' esperienza degli stati Uniti d' America e dall' altra il compito mondiale dell' Europa, sino a giungere all' elaborazione di modelli di questa filosofia politica. Sono di questo periodo gli studi sulla gerarchia dei valori e su processo costituente (25).
Possiamo affermare,oggi, che questo periodo non si e' ancora chiuso, anzi ha preso nuovo vigore dall' elezione diretta del Parlamento Europeo (1979) e dalla sua seconda elezione (1984) caratterizzata dal preciso mandato di lottare per l' unione politica europea. E' cosi' possibile definire questo secondo periodo quale eta' del prevalere della tendenza democratico-popolare. In esso, le forze politiche, basandosi sul rapporto democratico e sulla volonta' popolare, rivendicarono l' unione federale dell' Europa. Dall' incontro delle tendenze integrative sia governative, sia democratico-popolari si puo' capire e spiegare tutta la storia dell' Europa occidentale di questo secondo dopoguerra. Ad essa partecipano pure i paesi dell' est, sebbene il COMECON non vada oltre una forma di cooperazione economica intergovernativa egemonizzata dall' URSS.
Alcune caratteristiche distinguono questo periodo dal precedente: 1) l' azione politica si svolge in opposizione agli stati nazionali nella forma di un movimento continentale; 2) il movimento politico tende a diventare autonomo e a distinguersi, sempre di piu', dalle correnti nazionali per assumere un fisionomia propria; 3) l' obbiettivo politico e' perseguito come processo costituente che deve scaturire nella forma dello stato federale il quale unifica gli stati preesistenti; 4) i valori della pace, della democrazia e della liberta' sono alla base di questo modo nuovo di fare politica; 5) sono di questo periodo gli studi definitori dell' Ideal-tipus, che danno al Federalismo una dignita' pari a quella di altre filosofie politiche quali il pensiero democratico, liberale, socialista, ecc. L' Europa si trasforma in un grande laboratorio politico, che accanto alla lotta per il superamento del ritardo teconologico e alla corsa verso la societa' postindustriale collega lo sviluppo di nuove istituzioni originali che cercano di portala verso questo ultimo e piu' importante fine: la federazione. Questo obbiettivo viene ancorato ai tratti di una nuova societa' civile che, da una parte possa essere la prima pietra per una federazione mondiale (26), dall' altra si apra alle attuali esigenze che sono portate avanti dalla crisi dei paesi sottosviluppati del mondo (27).
Possiamo, quindi, risolvere il quesito relativo al campo bibliografico. La letteratura europea, comprendente anche cio' che gli europei hanno pubblicato fuori dell' Europa, rappresenta il materiale primario a testimonianza e a fondamento del Federalismo. Abbiamo, per queste ragioni, deciso di non fare una Bibliografia universale, ma una sola bibliografia dedicata al Federalismo Europeo, quale migliore rappresentante di questa letteratura.

4. La struttura della bibliografia

La bibliografia, dovendo raccogliere sia la letteratura ufficiale sia la letteratura militante ci imponeva delle scelte. Abbiamo fatto,prima di tutto , una apposita sezione dei periodici che nella loro vita hanno pubblicato articoli federalisti. Allo stesso modo abbiamo escluso tutti i documenti ufficiali, perche' come abbiamo dimostrato, non rientrano nella definizione del campo bibliografico, ma abbiamo fornito le fonti per il loro ritrovamento.
Tutti gli estratti di articoli di periodici, pubblicati in modo autonomo, sono stati catalogati. Per le pubblicazioni aperiodiche, abbiamo documentato le varie traduzioni ed edizioni. Su questo materiale, poi, non escudendo l' appartenenza di ciascun lavoro a qualsivoglia disciplina si sono raccolte tutte le pubblicazioni che rientravano nello schema teorico.
Stabilito che il nucleo principale era il Federalismo europeo si poneva il primo problema dei suoi rapporti con le altre dottrine. In Europa sino dall' inizio del periodo politico, e' possibile individuare due tendenze: quella confederale e quella federale. La prima, intergovernativa, si connette alla seconda che trova alimento nel movimento democratico popolare. Abbiamo quindi deciso di centrare la bibliografia sul Federalismo europeo considerandolo nel suo obbiettivo principale: la richiesta dell' unificazione federale dell' Europa. A questa prima sezione se ne equiparano altre due. La prima del Federalismo mondiale, in cui sono raccolte tutte le opere dirette a propugnare la federazione mondiale e una seconda per il Federalismo nel resto del mondo, in cui sono stati collocati tutti gli studi effettuati sulle altre federazioni esistenti.
Documentato il Federalismo, si passo' al Confederalismo europeo, in cui si collocano tutti gli studi diretti a salvare, nella cooperazione internazionale, l' individualita' e l' autonomia dei singoli stati aderenti, utilizzando forme piu' strette e maggiormente complicate di organizzazione internazionale. Allo stesso modo sono documentati gli studi del Confederalismo nel resto del mondo, dedicati ad illustrare forme simili di organizzazione intergovernativa.
Dopo si documento' il funzionalismo europeo, in cui si constato' come esso prendesse vigore prima della nascita della Societa' delle Nazioni e tuttora sia vitale e prolifico di applicazioni. Di fatto, al suo interno, noi abbiamo catalogato due tipi di opere: a) opere dirette a superare un primo ostacolo verso piu' ambiziosi obbiettivi federali; b) opere dirette a evidenziare l' incongruenza e le difficolta' evolutive del modello funzionale verso una federazione.
Appartengono al primo tipo opere quali quelle di Mendes-France e di Jean Monnet, mentre al secondo appartengono tutte quelle di letteratura comunitaria diretta a sottolineare la necessita' di un suo sviluppo politico. E' quindi possibile dimostrare che una opinione diffusa della limitata portata delle Comunita' Europee, nel solo ambito europeo,non corrisponde a realta'. Il tentativo di Jean Monnet scaturisce dalla bibliografia in tutta la sua portata universale, come e' testimoniato dagli studi redatti in altre parti del mondo. In questa sezione, pero', non sono catalogati tutti i volumi editi sulle Comunita', perche' questo lavoro e' stato fatto da altri in modo assai piu' completo e sistematico. Noi abbiamo solo raccolto le pubblicazioni piu' rappresentative, che mettono in luce i limiti e le contraddizioni dell' attuale Comunita'. Accanto a questo primo settore, sono documentati tutti gli altri studi diretti ad ampliare i settori di attivita' (economia, moneta, ecc.). Il tutto e' finalizzato a dimostrare che senza un impegno costituente federalista a latere, la CEE non avrebbe fatto molti progressi (28). In questa sezione, prendono posto anche gli studi sul COMECON, come su tutte le Organizzazioni internazionali, aventi sede in Europa, in cui si concretizza la speranza del loro contributo al piu' ambizioso obbiettivo federale.
In ultimo abbiamo raccolto l' atteggiamento delle forze organizzate verso l' Europa. In essa sono stati raccolti documenti politici di associazioni, partiti, come di singoli intelletuali e singoli uomini politici, in cui si sostiene la necessita' di una unificazione europea. In questa sezione presero posto anche le storie generali dirette a dimostrare l' unita' culturale e storica dell' Europa.
A completamento della struttura, a nostro giudizio, mancavano ancora due sezioni: quella dedicata agli avversari dell' unione europea, e quella dedicata a raccogliere gli studi sull' unificazione europea publicati in paesi non europei. Nella prima sezione trovano posto il pensiero Nazi-fascista, come il pensiero imperialista. Nella seconda sono catalogati gli studi con i quali i non europei manifestavano il loro favore, talvolta un preciso disegno politico, nel favorire l' unificazione europea.
A conclusione della esposizione strutturale, possiamo dire che nella bibliografia non sono state catalogate solo opere ufficialmente definite federaliste e opere di quel dato periodo, ma anche opere di critica che permettano di capire meglio le vicende storiche analizzate o un dato personaggio. Crediamo che il fruitore, in questo modo, possa raggiungere una migliore comprensione del periodo analizzato. La continuita', poi, fra i periodi storici, permette di osservare come nello stesso periodo o sucessivamente lo stesso autore abbia avuto delle evoluzioni o delle involuzioni nel proprio pensiero.

5. I periodi della bibliografia

Fissati i due grandi periodi del Federalismo europeo: A)periodo dell' utopia (1776-1938) e B) periodo della lotta politica (1939- 1984), era necessario definire dei sottoperiodi omogenei per tutte le divisioni concettuali. Questo e' stato fatto applicando il metodo decimale e approfondendo ogni sottoinsieme temporale.
Il primo periodo poi, e' stato diviso in altri sottoperiodi. Con La nascita degli Stati Uniti d' America (1776-1788), in cui sono presenti gli studi di europei che seguirono l' evoluzione della Rivoluzione americana si espone il il consolidarsi dell' esperienza federalista. La sua importanza puo' essere solo misurata, incrociando fra di loro le varie sezioni. Gli altri due periodi: la Rivoluzione francese (1789-1913) e il declino degli stati europei (1914-1938) documentano l' ascesa del nazionalismo e il suo crollo, alla conclusione della seconda guerra mondiale.
Il secondo periodo che dal 1939 va sino al 1984 E' stato ripartito secondo le tappe piu' significative percorse dal processo di unificazione dell' Europa. La Resistenza (1939-1945), periodo di formazione di tutti i Movimenti federalisti.
Il Piano Marshall (1948) e il Mercato Comune (1958) sono i capisaldi degli altri sottoperiodi. In essi si coagulano le speranze del periodo della Comunita' Europea di Difesa (CED), come la grande attesa dovuta alla CEE sino alla prima elezione diretta del Parlamento Europeo. Questo ultimo periodo e' stato suddiviso sia per le pubblicazioni federaliste, sia per quelle del funzionalismo in periodi storicamente definiti. Il primo e' definito dall' unione doganale che determina l' opposizione federalista alle illusioni, dimostratesi sucessivamente tali, del Mercato Comune. Il secondo periodo prende in esame la crisi della Comunita', sino alla prima elezione diretta del Parlamento Europeo. Il terzo approfondisce gli aspetti del ruolo costituente del Parlamento Europeo, il quale si erge a voce e a proponente di soluzioni per la crisi della Comunita', sino alle seconde elezioni che hanno portato in Europa la sua proposta di unione politica (29).
Questo documento del parlamento Europeo, a nostro modo di vedere, corona i primi cinque anni di legislatura, ed e' il primo visibile coagulo di tutte le aspirazioni di questo Movimento politico, sin dalle sue origini. Con il Parlamento Europeo, nel ruolo di "federatore" dell' Europa, ci troviamo, quindi, ad una cesura storica in cui tutto il patrimonio culturale federalista tende a diventare esperienza storica di tutta l' umanita'.
L' apertura alla Federazione mondiale, rintracciabile nelle ultime dichiarazioni ufficiali del Movimento Federalista (UEF), come gli ordini del giorno del Parlamento Europeo chiudono una fase di avvicinamento all' obbiettivo della Federazione Europea e, ne aprono uno nuovo, quello di una fase costruttiva di detta federazione in organica connessione con i cruciali problemi del mondo.
Questa bibliografia, dedicata ai padri federalisti, vuole porsi come un ponte fra il passato e il futuro, basandosi sul fatto che e' fornita su un data-base a disposizione del pubblico. Il risultato, piu' importante sara' la sua estendibilita' e il suo aggiornamento che ne permettera', ce lo auguriamo, oltre le nostre persone, la continuazione e l' aggiornamento della nostra opera.

6. Note parte seconda

(1) Citiamo alcuni esempi di questi suoi studi rimandando a tutta la sua opera catalogata nella nostra bibliografia: ALbertini, Mario, Cos' e' il Federalismo, in "Il Politico", Pavia, 1956, n. 3, pp. 580- 597; In francese: idem, Qu' est-ce que le Federalisme. In "Le Federaliste", Pavia, a. 4, 1962, p. 3. Pure il suo volume: - Federalismo e stato federale, Milano, Giuffre', 1963 nuova edizione Bologna, Il Mulino, 1979; oppure idem, Qu' est-ce que le Federalisme, Paris, P.U.F., 1963; inoltre idem, Vers une the'orie positive du federalisme. In "Le Federaliste", Pavia, a. 5, 1963, p. 251.
(2) Cfr. su questa definizione entrata nel lessico politico dopo la firma dei Trattati di Roma cfr. Chiti-Batelli, Andrea, La fine di un feticcio il sopranazionale. In "Il Federalista", Pavia, a. 1, n. 2, 1959, pp. 61-75.
(3) Cfr. Liborion, A., Federalism and intergovernmental relations in Australia, Canada, The United States and other countries: a bibliography. Kinston, Ont., Institute of Intergovernmental Relations, Dunning Hall, Queen's University, 1967. Pure la bibliografia di: Beaufays, J., Le Federalisme, le regionalisme, Liege, Universite' de Liege, 1976.
(4) Sulla civilta' Sumera cfr. Kramer, S. N., Cradle of Civilisation. New York, 1969, pure dello stesso autore: History of begin Sumers, New York, 1959, e Sumerian Mithology, Philadelphia, 1944, e The Sumerian, Chicago, 1963.
(5) Fondamentali sono gli studi del Kramer citati.
(6) Per l' India la principale sintesi storica e' contenuta in: The Imperial Gazzetter of India, New Dehli, Today and Tomorrow, 1901, 25 voll.; cfr. pure Marshall, J., Mohenjo-Daro and Indus civilization, London, 1931, 3 voll.
(7) Cfr. Gurney, O.,The Ittites, Baltimore, 1961.
(8) Cfr. The Federalist. New York, Mc Dougall, 1787-1788, n. 15.
(9) Cfr. i saggi di Kant, E. in Scritti politici e di filosofia del diritto. A cura di Gioele Solari, Torino, Utet, 1956. Gli originali sono i seguenti: idem, Keleinere Scriften zur Geschichtephilosophie, Ethik und Politik, Leipzig, Meiner, 1913; idem, Werke, Hers. E. Cassirer, Berlin, 1912-1921, 10 voll. in particolare citiamo Ideen zum einer allgemeinen Geschichte in Weltburgerlicher Absicht (1784); Der Streit der Fakultaten (1789), p. 2; Zum ewigen Frieden (1793); Metaphysische Frieden (1793).
(10) Di questa vicenda storica citiamo alcuni scritti del periodo: Hamilton, A., The Continentalist in The Papers, New York, Columbia University Press, v. 4, 1962; idem, Letter to James Douane (3 sept. 1780) in The papers, cit. v. 2, pp. 400-418. Oltre agli scambi epistolari con Madison e Washington cfr. il The Federalist n. 14-20. Per l' intepretazione di questo periodo cfr. Beker, C.,The Declaration of Independence, Harcourt, 1922; Burwett, E. C. The Continental Congress, London, Macmillan, 1941; Calhoon, R. M., The Lojalist in Revolutionary America: 1760-1781., New York, Harcourt, 1973; Greene, J. P., The Reinterpretation of America Revolution: 1763-1769, New York, 1968; Jensen, M., The Articles of Confederation, Madison, University of Wisconsin Press, 1940; Main, J. T., The Sovereing States: 1775-1783, New Viewpoints, 1973; Wood, G., The Creation of American Republic: 1776-1787, Capel Hill, University of North Carolina Press, 1969. Cfr. pure Beard, Ch., An economic interpretation of the Constitution of the United States, New York, Macmillan, 1913 e Cole, Arthur, Industrial and commercial correspondence of Alexander Hamilton, Chicago, A. W. Shaw and Co., 1928.
(11) Cfr. The Federalist, cit. nn. 22 e 23.
(12) Per questa involuzione degli Stati Uniti cfr. Albertini, M. - Rossolillo, F., La decadence du Federalisme aux Etats-Unis, in "Le Federaliste", Pavia, a. 4, 1962, p. 219; pure Kemp, H. - Toinet, M. F., La fin du Federalisme aux Etats-Unis? in "Revue francaise de science politique", Paris, 1980, a. 30 n. 4, pp. 735-845. Sul nuovo federalismo di R. Reagan cfr. American Federalism a new partnership for the Republic, Ed. by R. B. Hawkins, San Francisco, 1982.
(13) Cfr. in lingua italiana l' opera del Gnoli, R., La civilta' indiana, Torino, Utet, 1973. In lingua inglese: Pannikar, K. M., The Cambridge History of India New Delhi, 1955-1958, 5 voll. (riedizione della precedente edizione del 1923-27 con aggiornamenti).
(14) Sulle vicendi piu' recenti citiamo Gandhi, K., The story of my experiment with Truth: an Authobiography. Bacon Hill, 1957. Si tratta della celebre autobiografia in cui molte pagine sono dedicate alla pacificazione e alla tolleranza religiosa. Pure cfr. Torri, M. G.,India moderna in Storia dell' Asia, Firenze, La Nuova Italia, 1980, pp. 370-386. Sulle ultime vicende giunte alla ribalta internazionale per il Golden Temple di Amritsar cfr. inserto speciale in "India Today", New Delhi, a. 15, 1984, pp. 24-39, (august).
(15) Cfr. Condorcet, J.A.,Esquisse d' un tableau historique des progres de l' esprit humain, Genes, 1798 pp. 312-313 e 342-343. Sulla influenza degli Stati Uniti sui Francesi cfr. Paine, Th., The rights of man (1791) in Writings of Thomas Paine, edited by M. D. Conway, New York, B. Franklin, 1960.
(16) Cfr. Constant, B., De l' esprit de conquªte (1814). In Oevres, Paris, 1957, p. 94.
(17) Paine, Th., The right of man cit. v. 1, p. 387 (parte 1)
(18) Cfr. Marx, K. - Engels, Fr., Il Manifesto del Partito Comunista (1848), Torino, Einudi, 1970, pp. 154-155 e sulla mancata analisi delle forme istituzionali che doveva far parte del Capitale cfr. Rosdolsky, R., Zur entste Hungsgeschichte des Marxschen Kapital, Frankfurt, Europaische Verlagsanstalt, 1967, 2a edz., cap. 1 e 2.
(19) Cfr. Lenin, V.I., Opere complete, Roma, Editori Riuniti, 1966, v. 26, pp. 457-459.
(20) Cfr. Trotskij, L.,Jazik Pandori Europe, in "Kievskaja Mils", Kiev, 1909.
(21) I brani citati sono estratti dalla edizione francese che riproduce gli scritti di Trotskij in edizione russa: La guerre et la revolution, Paris, Edition Tªte de Feuille, 1974, p. 311 e 318-323. L' originale fu un articolo le cui parti non ancora sistemate organicamente dal titolo; Voina i internationala in "Golos", Paris, nov. 1914, n. 59 e n. 63, 25 nov. La traduzione in tedesco di alcune parti, con l' aggiunta delle parti sulla autodeterminazione dei popoli fu materiale per l' edizione tedesca: Der Krieg und der Internationale, Zurich, 1914. Trotskij che si trovava a Parigi fu espulso dal Governo francese come disfattista mentre il Governo imperiale tedesco lo condannava ad alcuni mesi di prigione per la stessa accusa. Fu cosi' che egli dovette riparare con la famiglia in Svizzera.
Su Trotskij rimangono validi i tre volumi di Deutscher, J., The Prophet armed: Trotskij 1879-1921, London, 1954 (trad. italiana Il profeta armato, Milano, 1956); idem, The prophet unarmed: Trotskij 1921-1922, London, 1959 (trad. it. Il profeta disarmato, Milano, 1959); idem, The Prophet olocaust: 1929-1940, London, 1963 (trad. it. Il Profeta esiliato, Milano, 1963). Sulle vicende di cui si parla cfr. v. 1 in particolare cap. 12, 13 e 14. Sul prevalere della ragion di stato cfr. v. 2, cap. 1.
Inoltre per Lenin cfr. Lenin, V. I., Opere, cit. v. 26, pp. 402-405. In questo volume e' possibile vedere le varie prese di posizione che testimoniano questo suo orientamento genuinamente federalista. Su questo punto pure Deutscher, I., nei tre volumi dedicati alla biografia di Trotskij. Nelle opere di Lenin sono pure importanti i voll. 27 e 28. Per l' edizione origininale in russo cfr. i numeri dei volumi sono uguali: Lenin, V. I., Socinenia, Moskva, 1941, 4a edz.
(22) Cfr. Einaudi. L., The nature of World Peace, in "The Annals of American Academy of Political and Social Science", Philadelphia, v. 210, July, 1940, pp. 66-67.
(23) Cfr. il commento di Lipgens, W., Europa-F¾derationplane der Widerstanasbewegungen (1940-45), Munchen, Oldenburg, 1968 e i suoi voll. A History of European Integration: 1945-1950, Oxford, 1982 e pure Documents on the History of European Integration, Berlin, W. De Gruyter, 1985, v.1-3.
(24) Cfr. Il Manifesto per una Europa libera e unita (1941),in Spinelli, A. - Rossi, E., Problemi della Federazione europea, Roma, 1944, cpv. 2o, parte 2. Sull' obbiettivo della federazione mondiale oltre alle ultime dichiarazioni politiche della Union des Federalistes europeens (UEF) per le radici storiche che partono dalla Resistenza cfr. Granet, M.- Hebert, M., Histoire d' un mouvement de resistence de julliet 1940 a julliet 1943, Paris, 1957. Anche i volumi di Lipgens citati. Sul problema piu' ampio cfr. Joad, C.,The Philosophy of Federal Union, London, 1942 e Jacks, L.P., The idea of a World Community, London, 1950. Per gli italiani cfr, Calamandrei, P., Introduzione al Disegno preliminare di costituzione mondiale, Milano, Mondadori, 1949, pp. 15-38.
(25) A testimonianza del lungo cammino percorso dal Movimento Federalista in questi anni citiamo: Spinelli, A., L' integrazione europea, Bologna, 1957; Spinelli, A. - Rossi, E., Problemi della federazione europea, Roma, 1944, (ediz. clandestina con la prefazione di E. Colorni); Rossi, E., L' Europe demain, Neuchatel, 1945; Spinelli, A., Dagli stati sovrani agli Stati Uniti d' Europa, Firenze, 1950; Di Rossi rimangono emblematici gli articoli sulla CECA e sul problema europeo: Europa in gelatina (1952), pp. 105-115 e L' unione a pezzettini (1952) pp. 111-119 di Aria fritta, Bari, 1956. Del periodo del MEC importante Spinelli, A., L' Europa non cade dal cielo, Bologna, 1960; idem Tedeschi al bivio, Roma, 1960. In ultimo citiamo: Albertini, M., Le radici storiche e culturali del Federalismo europeo in Storia del Federalismo europeo, Torino, 1973.
(26) Questo discorso e' tuttora in svolgimento. Sia da parte marxista che da parte capitalista manca un' analisi sistematica e di confronto su quella che potrebbe essere una economia di una societa' federale. Alcuni sprazzi di matrice federalista o di isolati studiosi che hanno incontrato questa tematica per strada si possono trovare in: Robbins, L., Ecomonic Planning and International Order, London, Macmillan, 1937; Einaudi, L., L' economia della Federazione Europea in La Guerra e l' Unita' europea, Milano, Comunita', 1955 pp. 69-151; Albertini, M., L' economia dell' atomo, dell' automazione e la situazione dell' Europa in "Il Politico", Pavia, a. 22, 1980, n. 3, pp. 689-705; idem, il modo di produzione post-industriale e la fine della condizione operaia in "Il Federalista", Pavia, a. 18, 1976, pp. 254-261; Montani, G., Consideration sur les institutions monetaires de la Federation europeenne, in "Le Federaliste", Pavia, a. 16, 1974, pp. 133; Montani, G.- Velo, D., L' unione economico-monetaria e la formazione dei programmi europei dei partiti in "Il Federalista", Pavia, a. 19, 1977, p. 56; Montani, G., L' Europa e il mondo tra libero scambio e il protezionismo in "Il Federalista", Pavia, a. 20, 1978, p. 79; Montani, G., Rivoluzione scientifica e societa' post- industriale in "Il Federalista" Pavia, a. 21, 1979, p. 4. Sui problemi di ampio respiro cfr. Movimento Europeo, Consiglio italiano, Lavoro e occupazione nella prospettiva dell' unione economico- monetaria europea, Milano, 1980. Da parte marxista dei pochi studi citiamo: Strumilim, S. P., Gosudarsvo i truda, Moskva, 1905; idem, Problemi ekonomiki truda, Moskva, 1925; idem, Na putjah postroenija kommunisma, Moskva, 1959; Richta, R, Civilta' al bivio, Milano, 1972; Sik, O., Plan and market under socialism, London, 1967. Nella traduzione italiana Piano e mercato nel socialismo, Roma, 1969, cosi' scrive a pag. 15: "Infatti per metterle in pratica e' necessaria non soltanto una relativa liberta' delle aziende, ma anche una corrispondente politica economica centrale, quale appunto viene ampliamente descritta in questo libro, attraverso cui nel piu' breve tempo possibile vengano promossi un vero mercato dei consumi, una pressione concorrenziale interna ed esterna, una bilancia commerciale in pareggio, un rapido mutamento strutturale della tecnologia". Non per nulla la Cecoslovacchia ha la forma di uno stato federale. Pero' queste idee sono rimaste sulla carta perche' alla Primavera di Praga e' seguita la normalizzazione senza che queste forme programmatiche potessero diventare realta'. La "perestoika" di Mikail Gorbaciov e l' affermarsi della "Glastnost" sono la strada in cui Unione Sovietica ed Est europeo stanno prendendo coscienza della dimensione federalista e di tutte le sue implicazioni.
(27) Cfr. Borgese, G., Foundation of World Republic, Chicago, 1953. Tutti gli atti del Comitato per la Federazione Mondiale sono pubblicati su "Common Cause", Chicago, 1949-1955. Sui questo problema il MFE, XI Congresso MFE (Bologna, 5-8 nov. 1982), Risoluzione politica in "Il Federalista", Pavia, a. 24, 1982, pp. 216-221. Pure Albertini, M., Unire l' Europa per unire il mondo. Rapporto al 1o Congresso dell' UEF (Strasburgo 14-16 mar. 1980) in "L' Unita' Europea", Milano, n. 74, apr. 1980, 10 pp. suppl. Piu' recente e di origine comunista la bellissima sintesi; Berlinguer, E., L' Europa, la pace, lo sviluppo. Intervista a critica marxista, in "Critica marxista", Roma, Gen.-Apr.,1984, nn.1-2, p. 19.
(28) Cfr. Kujath, K., Bibliographie zur europaische integration, Bonn, Europa Union, 1977. Pure Commissione delle Comunita' Europee, Bibliographisches Helf, Bruxelles, 1966-... e Etudes universitaires sur l' integration europeenne, Bruxelles, 1969-...
(29) La strategia del Federalismo in Europa, sino all'attuale momento storico dopo la prima elezione del Parlamento europeo (1979) e le sue rielezioni (1984 e 1989) documentata da Spinelli, A., Il segreto di Giovanna d' Arco (1955) pp. 220-222, e Le ragioni ideali del Congresso del Popolo europeo (1956) pp.248-267; La beffa del Mercato Comune (1957), pp.282-287; Con la testa sopra l' onda (1959), pp. 327-352 tutti ripubblicati in L' Europa non cade dal cielo cit. Per gli ultimi significativi passaggi cfr. Levi, L, - Pistone, S., Trent' anni di vita del Movimento Federalista Europeo, Milano, 1973. Sugli ultimi avvenimenti citiamo: Albertini, M., La Comunita' Europea, evoluzione federale o evoluzione diplomatica? in "Il Federalista", Pavia, a. 21, 1979, p. 163; idem, Il minimo politico istituzionale in "Il Federalista", Pavia, a. 21, 1979, p. 95; idem, Distensione multipolarismo e futuro dell' umanita', in "Il Federalista", Pavia, a. 23, 1981, p. 3; idem, E' iniziata l' azione per creare la Federazione europea, in "Il Federalista", Pavia, a. 23, 1981, p. 67; Spinelli, A., Verso l' Unione europea, in "Il Federalista", Pavia, a. 25, 1983, n. 4, pp. 115-130; Pistone, S., La strategia della lotta per la federazione europea, in "Il Federalista", Pavia, a. 25, 1983, n. 4, pp. 148-159.

PARTE TERZA

I PROBLEMI E I RISULTATI

1. Il reperimento delle informazioni bibliografiche

Le informazioni bibliografiche, comunemente si ricavano da cataloghi di grandi biblioteche. Anche noi utilizzammo i cataloghi delle Biblioteche nazionali di Francia, Gran Bretagna, Germania, Stati Uniti e Unione Sovietica. Le prime difficolta' si incontarono nei diversi sistemi di catalogazione adottati da queste biblioteche (1). Nonostante la loro similitudine, le descrizioni catalografiche dovettero essere unificate secondo le regole RICA (2), che sono state pero' temperate dalla necessita' di mantenere gli enti collettivi nelle lingua in cui e' stato pubblicato il volume anche nel caso di piu' denominazioni plurilingue, facendo in modo di unificare nella stessa forma gli autori personali traslitterati a quelli con grafie diverse del loro nome. L' indice degli autori, poi, della edizione a stampa permetteva, con opportuni rimandi, di risalire sino alla forma accettata del nome.
Ci si puo' chiedere perche' gli autori non abbiano scelto di usare la descrizione ISBD visto che, ormai, si qualifica come lo standar internazionale della catalogazione. La ragione e' semplice. Al momento di uniformare le descrizioni, l' uso di ISBD non era generalizzato in Italia (1982) e per di piu', non esistevano strumenti informatici che ne permettessero il trattamento a livello di bibliografia (3). Inoltre non in molti casi, materialmente del libro la descrizione ISBD non poteva essere redatta correttamente in tutti i suoi particolari analitici. Fu quindi inevitabile utilizzare solo le regole RICA per essere sicuri di raggiungere un livello soddisfacente di catalogazione. Inoltre molte biblioteche, nostre corrispondenti, ci inviarono le fotocopie delle loro schede catalografiche. Fu inevitabile, in queste circostanze, imbattersi nelle difformita' che si stratificano in tutti i cataloghi di biblioteca. Nonostante tutto, queste lievi difformita' producono, all' utente del catalogo di ciscuna biblioteca delle difficolta' lievi e tollerabili, mentre esse diventano intollerabili per una operazione di fusione delle catalogazioni di diversa provenienza, ed in particolare per i redattori di una bibliografia. Per queste ragioni fu obbligata una opera di conversione nel sistema scelto di tutti i dati ricavati da quel catalogo.
Un altro problema era sollevato dall' esistenza di circa cinquantadue bibliografie speciali, che nonostante le difformita' del modello da noi scelto per la selezione della letteratura, amplimente illustrato nella parte prima di questa relazione, avevano una notevole importanza, perche' nate in ambiente federalista (4). La diversita' dei criteri catalografici e delle note tipografiche unite a quelle di edizione necessitavano un meticoloso lavoro di conversione.
Maneggiando queste ultime opere ci trovammo di fronte ad opere notevoli, nate dallo sforzo individuale di alcuni studiosi ma privi di mezzi. Si pensi che le bibliografie, ispirate dal MOUSKHELY, si interruppero per mancanza di fondi. La loro edizione, povera tipograficamente, evidenzia il solo uso della macchina per scrivere e della macchina litografica. Allo stesso modo, si presentano quelle del LIBORION e del BEAUFAYS, con la sola differenza di essere state stampate con una offset non professionale. Ci sia permesso di ricordare che la bibliografia, dell' avvocato francese Maurice FAUCHER in quattro volumi, fu stampata con l' offset, partendo dal dattiloscritto, in una tiratura limitata di copie. Il quarto volume, dedicato al Federalismo, usci' dopo due anni dai primi tre a causa delle difficolta' finanziarie incontrate dall' autore che pago' personalmente tutta l' opera.
Se da una parte, abbiamo condotto una selezione di questa letteratura, dall' altra ci rendiamo conto che non era possibile distinguere i vari aspetti del modello del Federalismo perche' in suoi tre aspetti era quasi sempre presenti in ciascuna delle opere esaminate. Fu cosi' che le prime operazioni furono di normalizzazione su scheda internazionale dei dati raccolti, e poi la sua periodizzazione secondo lo schema concettuale. In questo modo la bibliografia prese la forma di una bibliografia su schede catalografiche tuttora depositata presso la Biblioteca interdipartimentale "Gioele Solari" dell' Universita' degli studi di Torino.
A questo punto, gli autori si posero il problema della sua pubblicazione, che, inevitabilmente, passava attraverso l' uso di un calcolatore, se si volevano abbattere i costi di composizione e di stampa. I paragrafi che seguono, sono, quindi, la spiegazione dei risultati raggiunti su questo problema. Ci si premetta di chiarire che, a tutto il Comitato scientifico della ricerca C.N.R., premeva allora come oggi di conservare la bibliografia e staccarla dal destino temporale della edizione cartacea, che avrebbe condotto con se' una obsolescenza tale da obbligare i nostri continuatori a riprendere il lavoro da capo anche in caso di breve aggiornamento. Per evitare questa difficolta', tutti gli autori pensarono, senza esitazioni, all' uso del calcolatore e dell' utilizzo di un data-base su cui trasportare la bibliografia., anche se questo significava affrontare dei problemi bibliografici ed informatici allora insoluti.

2. Il calcolatore e la fotocomposizione

La prima difficolta' da superare si presentava nell' esistenza di diversi calcolatori in corrispondenza ai vari Enti interessati al processo informatico, in assenza, quasi totale, di soluzioni su PC, allora appena agli albori. A Torino, presso il CSI-Piemonte (5), Ente consortile a cui si riferiva e a cui, tuttora, si riferisce l' Universita' di Torino, si giunse a concordare l' uso di un DIGITAL VAX-11/780, con un contributo di ricerca CSI in ore di calcolo gratuito.
Presso l' Istituto per la Documentazione Giuridica del C.N.R. di Firenze (IDG) fu inevitabile l' utilizzo del loro IBM 370. La ditta di fotocomposizione in Varese, a cui dovevano giungere gli elaborati finali, possedeva e possiede un DATA GENERAL per la guida della macchina LASER PRINT di fotocomposizione.
La prima decisione riguardo' la standarizzazione di alcuni elementi descrittivi della bibliografia e la loro rappresentazione in calcolatore. Prima di tutto si risolse il problema, da molti considerato insolubile, dei caratteri speciali. La tabella di questi caratteri, allegata ad documento CSI (Feb: 1985) (6), indico' come dovesse essere usato un carattere riservato, aggiuntivo alla lettera alfabetica, in modo che un apposito programma predisposto dal C.N.R. di Roma permettesse e premette oggi stesso, di leggere il carattere speciale scritto nel set del calcolatore come carattere speciale di quel set, e pure per la macchina da fotocomposizione permettendo la stampa del carattere speciale.
Prima di tutto CSI e IDG definirono gli standars dei files dei dati, in modo lineare per i vari campi del singolo record, in modo da contrassegnarli da separatori specifici. Il record singolo venne sempre scritto sulla stessa linea all' interno del file di dati. Dal Vax-11/780 il file scritto con caratteri ASCII fu passato sull' IBM compatibile del CSI traducendo tutti i caratteri nei corrispondenti del set EBCDIC. In un primo tempo il file venne scaricato su nastro a 9 piste, no label, ed inviato all' IDG. In tempi piu' recenti attraverso la rete internazionale scientifica EARN fu inviato a Firenze direttamente all' IDG. L' IDG, sucessivamente alla lavorazione, effettuata con il suo software (7) forniva un output esadecimale gia' pronto per l' inserimento nella fotocompositrice, utilizzabile sul Data General della ditta di Varese. Da qui vennnero, poi, percorse le normali vie della stampa offset industriale e della rilegatura delle copie realizzate con apposito contratto di edizione stipulato con la Casa editrice Franco Angeli di Milano che e' l' editore dei volumi a stampa della bibliografia (8).
Due conclusioni sono d' obbligo a questo punto:
1) l' uso del calcolatore ci ha permesso di mantenere in linea la bibliografia per tutti questi anni modificando e correggendo i dati;
2) il lavoro del calcolatore ha reso possibile la stampa della bibliografia, almeno per la parte piu' rilevante, anche in un periodo di alta inflazione, contenendone i costi.

3. I risultati

In conclusione illustriamo i risultati raggiunti. E' stato terminato il lavoro di realizzazione della Banca dati EURO che stata posta al servizio della comunita' scientifica, sotto, il sistema di gestione delle banche dati dell' IDG di Firenze, VUTAM/VM-CMS (IBM) in modo che questa banca dati consultabile da tutti gli utenti EARNET. Allo stesso modo possibile accedere al sistema dell' IDG attraverso la rete T.D. italiana ITAPAC a cui l' IDG pure collegato. La banca Dati EURO e' interrogabile secondo le specifiche dello STAIRS-IBM. Prossimamente sara' disponibile in linea anche l' aggiornamento bibliografico sino all' anno 1989, in corso di realizzazione.

4. Note parte terza

(1) Attualmente le regole di catalogazione sono le seguenti: American Library Association, Anglo-American cataloguing rules by Michel GORMAN and Paul WINKLER, London, ALA, 1980 per l' area di lingua inglese; Regles generales proposes pour la redation des catalogues en vie de leur unification, Paris, Champion, 1929 e RICHER, C., Etudes comparatives des codes des catalogages de 1967 er de 1949, Montreal, Association Canadienne des Bibliothcaires de langue fran«aise, 1968 per l' area di lingua francese; HALLER, Klaus - POPST, Hans, Katalogisierung nach den rak-WB eine Einefurung in die Reglen fur die alphabetisce Katalogisierung in Wisswenschaftlichen Bibliotheken-WB, Munchen, Saur, 1982, 278 pp. Si ricorda che non sono esplo rate le regole di catalogazione per lingue non europee le quali ponevano problemi di conoscenza della lingua prima di poter permettere l' accesso al metodo di trattazione delle informazioni.
(2) Regole italiane di catalogazione per autori, Roma ICCU, 1969.
(3) Sull' uso del ISBD cfr. ISBD(M): International Standar Bibliographic Description edizione italiana, Roma, ICCU, 1983 pure per l' Italia cfr.: Guida alla catalogazione nel SBN, Roma ICCU, ultimo aggiornamento, 1989, 2 voll.; per il Piemonte CSI, Guida all' uso di ERASMO, Torino, CSI, 1988 e per le bibliografie pp. 159-162.
(4) Citiamo solo alcune di esse come esempio e rimandiamo alle fonti contenute nel vol. 1 della nostra MARENA, Riccardo - BUTTERI, Alberto - CONSOLE, Vito, Bibliografia del Federalismo europeo, Milano, Angeli, 1987, vol.1: BACHELDER, Glen L. - SHAW, Paul C., Federalism a selected bibliography. East Lansing, Institute for Community Development and Services, 1964 prima e seconda edizione; Jean BEAUFAYS, citata; KUJATH, Karl, Bibliographie zur europaischen Integration, Bonn, Europa Verlag, 1977, 777 pp.; Jean LIBORION citata; Bibliographie federaliste. Ouvrage traitant du Federalisme ed des problemes europeens, Paris, Bureau d' etudes du UFI, 1952 in edizione litografica. Ricordiamo che a questa bibliografia di monografie sono collegate delle edizioni annuali di spogli di periodici: per la Gran Bretagna (1945-1952), Paris, 1951, 150 pp.; per la Svizzera (1945- 1952) Zurich, 1953, 133 pp.; per la Francia (1945-1950), Paris, 1950, 162 pp.. Tutte queste edizioni sono state ispirate e seguite da Michel Mouskhely. Cfr. pure FAUCHER, Maurice, Bibliographie europeenne, pref. di Pierre Vinot, Paris, presso l' autore, 1964, 4 voll.
(5) Cfr: SCRIVANTI, Paolo, Uso di Datatrieve per la bibliografia del Federalismo europeo (16/6/85), Torino, CSI, 1985, 24 pp.
(6) cfr: CSI, Considerazioni per la raccolta e il trattamento automatico dei dati, Torino, CSI, feb. 1985 (nell' appendice 1).
(7) L' elaborazionwe a calcolatore si compone di due software specialistici. Il primo sistema prodotto a Torino con l' uso di Datatrieve su Vax-11/780 la cui architettura stata progettata dall' Ing. Giuseppe SEGRE del CSI e dal Dott. Riccardo MARENA. La sua produzione opera del Dott. Paolo SCRIVANTI e della signora Eleonora PANTO'. Il secondo risulta da un adattamento del software specialistico gia' in uso all' IDG per scopi analoghi ed stato progettato, realizzato dall' Ing. Pierliugi SPINOSA con la consulenza del Dott. Silvio STOPPOLONI e sucessivamente del Dott. Mario RAGONA.
(8) cfr. MARENA, Riccardo - BUTTERI, Alberto - CONSOLE, Vito, Bibliografia del Federalismo europeo (1776-1984) Milano, Angeli, 1987, vol. 1, pp. 410; 1989, vol. 2, pp. 206.ss