Progetto Italia Federale

Approfondimenti
a cura di Francesco Paolo Forti
Differenze ed Uniformità
di Bertand Russell
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 Ultimo aggiornamento: Settembre 2000
 

 
 Da "Autorita' e Individuo", di Bertrand Russell 
 [Le note tra parentesi quadre, sono della redazione (Forti)] 

 [...] Le differenze fra le varie nazioni, finche' non conducono ad  ostilita', non sono affatto da deplorare. Il vivere per un certo tempo in un paese straniero ci rende consapevoli di meriti di cui il nostro paese scarseggia, e questo e' vero quale sia il paese  nostro.  Altrettanto si deve dire delle differenze fra le varie regioni di un stesso paese, e dei tipi diversi prodotti dalle diverse professioni. L'uniformita' dei caratteri e l'uniformita' delle culture sono cose da deplorare. [*1]  L'evoluzione biologica e' dipesa da differenze innate tra individui  o tribu', e l'evoluzione culturale dipende da differenze acquisite.  Quando queste scompaiono, non si trova piu' alcun materiale da cui scegliere. Nel mondo moderno, c'e' un reale pericolo di una somiglianza  eccessiva tra tra regione e regione sotto l'aspetto culturale.  Una delle migliori maniere per ridurre al minimo questo male  consiste nell'accrescere l'autonomia dei diversi gruppi. 
[....] 
Parlando in generale, abbiamo distinto due compiti principali delle attivita' sociali: da un lato la sicurezza e la giustizia [*2]  esigono un controllo governativo centralizzato, che deve estendersi  fino alla creazione di un governo mondiale, che, vogliamo sia  efficiente. Il progresso, al contrario, esige che l'iniziativa  personale abbia le maggiori possibilita' e liberta' compatibili con  l'ordine sociale. Il metodo con cui si possono ottenere, nella  maggior misura possibile, questi due fini e' quello della "devoluzione". 

Il governo mondiale deve lasciar liberi i governi nazionali in tutte  quelle cose che non hanno a che vedere con la prevenzione della guerra;  i governi nazionali, a loro volta, debbono lasciare il massimo  possibile di iniziativa e di liberta' alle autorita' locali. [....] 
Uno dei vantaggi che si potranno ottenere dal decentramento e' che esso fornisce nuove occasioni di speranza e di attivita' individuali, che incarnano in se' la speranza. Se tutti i nostri pensieri politici si fissano su vasti problemi e sui pericoli di una catastrofe  mondiale, e' facile essere portati alla disperazione. La paura della guerra, la paura delle rivoluzioni, la paura della reazione, a seconda del vostro temperamento e del vostro orientamento di partito, potranno diventare per voi un'ossessione. 
A meno che non apparteniate ad un certo  numero molto ristretto di individui potenti,con ogni probabilita' sentirete di non poter fare gran cosa per cio'che si riferisce a questi grandi problemi.  Ma in rapporto a problemi minori, quelli della vostra citta' o del vostro sindacato, o della sezione locale del vostro partito politico, per esempio, potete sperare di avere un'influenza efficace.  Questo suscitera' in voi uno spirito di ottimismo. 
[...] 
Il successo,  per la maggior parte delle persone, significa frazionare i nostri  problemi, ed essere liberi di concentrarsi su quelli che non sono troppo disperatamente grandi per noi [*3]



Note redazionali (Francesco Forti): 
[*1] A questo proposito ricordo che compito del federalismo e' il "rispetto e mantenimento delle diversita' regionali" nonche'"combinare l'unita' all'esterno con la molteplicita'  all'interno".  Così appare ad esempio nella carta fondamentale tedesca. 
[*2] Per "giustizia", Russell intende soprattutto quella sociale ed economica, non tanto quella giuridica. 

[*3] La situazione che Russell dipinge ora come "devolution" ora come "decentramento", e' perfettamente identica alla situazione  federalista, forse con l'unica variante che Russell immagina la  concorrenza solo nella sfera culturale, intellettiva e politica, non  in quella economica mentre il federalismo prevede e contempla la concorrenza economica e fiscale tra i diversi modelli locali che i "gruppi" di individui decidono di sperimentare.