Progetto Italia Federale

Approfondimenti
a cura di Francesco Paolo Forti
Governo centrale e 
governo locale
di Bertand Russell
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 Ultimo aggiornamento: Settembre 2000
 

 
 Da "Autorita' e Individuo", di Bertrand Russell 
 [Le note tra parentesi quadre, sono della redazione (Forti)] 

 [...] L'uniformita', che e' un risultato naturale del controllo dello stato, e' desiderabile in certe cose e indesiderabile in altre. 
A Firenze, nell'epoca anteriore a Mussolini, il traffico stradale    doveva tenere una mano in citta' e la mano opposta in campagna,  subito fuori dalla citta'. Questa specie di diversita' era certo  dannosa ma vi furono molte cose nelle quali il fascismo soppresse una  specie <<desiderabile>> di diversita'. 

 Nelle questioni opinabili e' cosa buona che vi sia una vigorosa  discussione tra diverse scuole di pensiero. [....]   Dove prevale l'iniziativa privata, o dove si hanno molti stati piccoli,  come nell'Italia del Rinascimento o nella Germania del secolo   decimottavo, queste condizioni [concorrenza mentale, ndr] vengono in  qualche modo raggiunte per il fatto della rivalita' [concorrenza] che   si crea tra i diversi possibili sostenutori degli ingegni. [...]   In un mondo altamente organizzato, l'iniziativa personale collegata   con un gruppo deve essere limitata a pochi, a meno che il gruppo non    sia piccolo. Se fate parte di un comitato, potete ragionevolmente    sperare di influenzarne le decisioni. Nella politica nazionale, dove   non siete che uno su circa venti milioni di votanti [il testo si   riferisce all'Inghilterra del '47] la vostra influenza e' infinitesima   a meno che non siate una persona eccezionale o non occupiate una   posizione preminente. [...] Percio' siete molto piu' consapevole di   essere governato che non di governare. Nei vostri pensieri, il   governo diventa un <<loro>>, lontano ed in gran parte malevolo,   e non un gruppo di persone, che voi stesso d'accordo con altri che   condividono le vostre opinioni, avete deciso di scegliere perche'    traducesse in atto i vostri desideri. Il vostro sentimento personale   nelle questioni politiche, in queste circostanze, non e' quello   che s'intendeva venisse portato dalla democrazia, ma assomiglia    molto piu' da vicino a quello che sarebbe sotto una dittatura.   Il senso delle avventure coraggiose e della capacita' di determinare   risultati dei quali si senta l'importanza, puo' venire ripristinato   soltanto il potere puo' essere delegato a piccoli gruppi, in cui   l'individuo non sia soverchiato dal semplice numero. 

 Una misura considerevole di controllo centrale e' indispensabile [...]   ma in tutta quella misura che sia compatibile con questo requisito,   dovrebbe esserci una devoluzione dei poteri dello stato a varie  specie di organismi: geografici, industriali, culturali, a seconda delle  loro funzioni. I poteri di questi organismi dovrebbero essere  sufficienti a renderli interessanti per chi ne fa parte, e a far si' che  le persone di maggiore energia trovino qualche soddisfazione  nell'influenzarli. Perche' possano assolvere al loro  compito, essi  avrebbero bisogno di una misura notevole di autonomia finanziaria.   Nulla e' cosi' scoraggiante e mortificante per l'iniziativa,   come il vedere che un progetto intelligentemente preparato   subisce il veto di un'autorita' centrale che non sa quasi   nulla della questione e che non sente il valore dei fini    che il progetto si propone di raggiungere. Eppure questo e'   cio' che accade in Gran Bretagna, sotto il nostro sistema di   controllo accentrato. Occorre qualcosa di piu' elastico e   di meno rigido, se non si vuole che gli ingegni migliori    vengano paralizzati. E un tratto essenziale di qualunque   sistema sano dovra' essere questo, che, in esso, la maggior   somma possibile di potere dovrebbe andare a coloro che    veramente si interessano al lavoro che deve essere fatto. 

Il problema di delimitare i poteri dei vari enti, s'intende,   presentera' molte difficolta'. Il principio generale dovrebbe   essere quello di lasciare agli enti minori tutte le funzioni che    non impediscano agli enti maggiori di assolvere al compito loro [*1].   Limitandoci, per il momento, agli enti geografici, dovrebbe   esserci una gerarchia dal governo mondiale fino ai consigli   amministrativi delle parrochie. 

 La funzione del governo mondiale e' quella di impedire la guerra,   ed esso dovrebbe avere solo i poteri necessari a questo fine.    Questo implica un monopolio della forza armata, il potere di   sanzionare e rivedere i trattati e il diritto di emettere decisioni   nelle dispute fra gli stati. Ma il governo mondiale non dovrebbe   immischiarsi negli affari interni degli stati componenti, se non    per tanto che sia necessario a garantire il rispetto dei trattati.   In modo analogo, il governo nazionale dovrebbe lasciare il    massimo di autorita' possibile ai consigli provinciali, e questi,   a loro volta, a quelli dei circondari e delle parrocchie (comuni).   Per certi riguardi, e' da prevedere una perdita di efficienza   entro limiti di tempo piuttosto brevi, ma, se si dara' una   importanza sufficiente alle funzioni dei corpi subordinati, gli   uomini di maggiore capacita' troveranno una soddisfazione    nell'appartenervi e, ben presto, quella temporanea perdita di  efficienza verra'ampiamente compensata. 

Attualmente il governo locale viene generalmente considerato  come una piccola mania, o occupazione dei benestanti e dei    pensionati, dato che, di regola, solo queste persone hanno   sufficiente tempo libero per dedicarvisi. Poiche' non sono in   grado di parteciparvi, ben pochi sono i giovani capaci, di ambo  i sessi, che prendono interesse alle faccende della loro comunita'   locale. Se si vuol rimediare a questo male, quella del governo   locale deve diventare una carriera stipendiata, per le stesse    ragioni che hanno condotto alla retribuzione dei parlamentari. 



Nota redazionale (Francesco Forti). 
[*1] Questo principio e' differente dal principio di sussidiarieta'.  Quest'ultimo lascia un compito ad un ente quando esso puo' gestirlo   in proprio in modo adeguato. L'ordine in cui si procede parte dal  basso e chi decide se un servizio e' adeguato e' la cittadinanza  del territorio governato da quell'ente (cittadinanza che paga anche   i costi del servizio e puo' valutare se il costo e' confacente alla   prestazione). Russell introduce invece un concetto nuovo, e cioe' di affidare in basso tutti quei compiti che possono essere tolti    agli enti superiori senza che questi ultimi perdano di efficacia e/o efficienza. Russell, a parte la competenza "difesa" alla  confederazione mondiale, non disegna compiti precisi per stati, provincie, distretti e comuni (e fa bene, sono decisioni interne)  ma almeno stabilisce una sorta di principio per cui la redistribuzione  dei compiti non deve impedire ad ogni ente di funzionare.